Intervista sulle prime indagini del detective senza mutande
Ho conosciuto Bruno Morchio alla fiera del libro di Porto Maurizio nel giugno 2004. Lo scrittore genovese interveniva alla manifestazione per presentare, insieme alla giornalista Antonella Viale, il suo primo libro. Pochi mesi dopo ci ritrovammo a Milano alla festa di Capodanno di Rai Radio 2, ospiti dell’amico Luca Crovi. Nel corso dello show improvvisammo una strampalata storia noir su Dario Vergassola, che era in studio con noi, “morto e risorto”.

L’estate successiva invitai Bruno Morchio a Mare Noir, il primo festival del giallo ligure che organizzai a Imperia. Lo scrittore genovese tornò a parlare di Bacci Pagano anche a Mare Noir 2, nel luglio del 2006. In quel periodo scrivevo (anche) per Noir Magazine, patinato mensile maschile dedicato al cosiddetto dark side. Non ci volle molto a convincere il direttore Mauro Zola a farmi scrivere un pezzo su Bruno Morchio. Tuttavia, anziché intervistarlo sui suoi libri, di cui già parlavano tutti, decisivi di farmi accompagnare da lui in un giro turistico per i suoi amati (e pericolosi) carruggi genovesi. Quello che segue è l’articolo che trassi dalla visita.
Bruno Morchio e Bacci Pagano
A volte indagare sul lato oscuro di una città permette di scoprirne anche gli scorci più suggestivi e caratteristici. È il caso di Bruno Morchio, giallista genovese che con le sue storie ha portato alla ribalta il particolarissimo centro storico del capoluogo ligure. In questa fitta rete di carruggi – vicoli stretti e avvolti nella penombra – tra il degrado di palazzi dal passato aristocratico e figure inquiete di ogni tipo e colore, si muove il detective senza mutande, Bacci Pagano.
Il viaggio con Bruno Morchio alla scoperta dei misteri dei carruggi parte proprio da stradone Sant’Agostino. Lo studio del detective, con il terrazzino che si affaccia sul vecchio convento di San Silvestro, è pure quello dello psicoterapeuta. Poco più giù, c’è il Roger Cafè, il bar in cui Bacci beve i suoi daiquiri (pagati a forfait perché sono così tanti che si perde il conto), drink che ogni tanto qualcuno viene a cercare.
“Quasi tutte le settimane arriva gente a chiedere da bere dopo aver seguito gli itinerari dei romanzi di Bruno per i vicoli” racconta Giuseppe, proprietario del locale. Morchio assicura che la movida di notte si fa talmente fitta che si fatica a passare per la strada. “Il boom dei locali è partito nel 2001” dice “con l’apertura e il rilancio di tanti piccoli e caratteristici bar, pub e ristoranti, che hanno riportato un po’ di vita da queste parti.”
Le Corbusier, dove Bacci Pagano incontra la figlia dello strozzino morto
In fondo alla via, passata la chiesa di San Donato, tra le più antiche di Genova e risalente al periodico romanico, c’è Le Corbusier. La caffetteria citata in Maccaia è il luogo in cui Bacci Pagano incontra Anna Terenzi, la figlia dello strozzino trovato assassinato sulle alture della città.
“Ho scelto di scrivere noir soprattutto per avere più possibilità di essere pubblicato” confessa Bruno Morchio durante il tragitto. “In realtà quello che mi interessava di più era raccontare la città attraverso i suoi personaggi e il territorio. Prima di iniziare a conoscere i colleghi del giallo italiano, leggevo già con interesse i classici inglesi (Christie, Conan Doyle) e francesi (Dupin, Simenon) oltre che Chandler e Montalban. Proprio quest’ultimo, con Pepe Carvalho, mi ha dato l’ispirazione per Bacci Pagano.”
Un detective pessimista, umorale, nostalgico e ambivalente. Fare giustizia non rientra nelle prerogative del suo sporco mestiere, anche perché con la giustizia ha un conto aperto. Bacci è stato condannato ingiustamente, a causa del passato di sessantottino, come terrorista rosso. Ora l’importante è guadagnare abbastanza per sopravvivere decentemente. Anche nel noir però non basta salvare la pelle se si perde l’anima.
“L’ambizione di ogni scrittore è fornire con le proprie storie anche una chiave per leggere la realtà” conferma Bruno Morchio. “Nell’attuale nouvelle vague del noir italiano mi pare che un po’ tutti gli autori riservino grande attenzione alle questioni politiche e sociali.”
Salita Pollaiuoli
Attraverso piazza Ferretto si arriva a salita Pollaiuoli, una delle vie più frequentate del centro storico, che sbocca nell’immensa piazza Matteotti, al cospetto della Chiesa del Gesù e del Palazzo Ducale. Da qui, passando per via San Lorenzo, si può scendere direttamente al porto antico. Ma per Bruno Morchio è fondamentale arrivarci attraverso i vicoli. Via Canneto Il Lungo è una delle tre grandi direttrici che dalla Civitas scendono al mare.
“Una volta questi vicoli erano più larghi” assicura Morchio. “Il carruggio infatti era letteralmente la strada dei carri, affiancata da porticati e logge che spesso ospitavano gli incontri dei patrizi locali. In realtà si trattava di strade private destinate a collegare i palazzi della parte più ricca dell’agglomerato urbano.”
Nel centro storico i genovesi si mischiano con le nuove comunità arabe, ispaniche e senegalesi
In seguito, con l’apertura della zona al resto della popolazione, i passaggi degli archi sono stati tamponati e murati. Da quegli spazi sono state ricavate botteghe e altre abitazioni. “Oggi il centro storico offre una evidente combinazione del vecchio popolo genovese dei carruggi con le nuove comunità arabe, ispaniche e senegalesi.”
A pochi passi da una macelleria islamica si trova per esempio l’antica drogheria di Canneto, dove pure Bacci Pagano ogni tanto fa la spesa. “Da queste parti il ricco e il povero, il genovese indigeno doc e l’immigrato recente, l’intellettuale e la prostituta convivono a stretto contatto” assicura Morchio. Secondo lo scrittore, l’aspetto fatiscente di quasi tutti i palazzi a volte può essere ingannevole e nascondere svariate realtà. A fianco di disperati e immigrati clandestini, costretti a vivere in lerci tuguri ingombri di topi e rifiuti, ci possono essere appartamenti lussuosi e elegantissimi, debitamente ristrutturati, con porte blindate e vista sul mare.
“A nessuno conviene ostentare il proprio status etnico e sociale” continua Bruno Morchio. “Marcare troppo le differenze non paga. L’arte di convivere, non meno sofferta di quella di sopravvivere, si rivela spesso un’arma a doppio taglio, che può declinarsi in uno sforzo culturale di reciproca inclusione fondata sul rispetto dell’altro e della sua diversità, oppure esitare nel razzismo.”
Piazza dei Giustiniani, dove fanno un’ottima farinata
Poco dopo, girando a sinistra si arriva in vico Chiabrera, la via che taglia perpendicolarmente le tre direttrici e ospita un ristorante somalo, frequentato anche dai genovesi. Più avanti c’è piazza dei Giustiniani con l’omonimo palazzo. In fondo alla via, assicura Morchio, fanno un’ottima farinata, che è il tipico e gustoso piatto ligure preparato con olio di oliva e farina di ceci.
Scendendo a destra si finisce in via San Bernardo. La strada, nella notte di Capodanno del 2002, fu teatro del delitto di Giacomo Reggiani. Il giovane fu ucciso, con la gola tagliata da un coccio di bottiglia, durante un litigio con alcuni spacciatori marocchini.
Ritornando in via dei Giustiniani si giunge a piazza Embriaci, al cospetto dell’antica Torre, un’altra delle costruzioni più antiche della città. Salendo ancora si arriva fino all’antico convento di Santa Maria del Castello. Una volta era il Castrum, la parte più alta e protetta della città.
Il territorio è custode della memoria
La piazzetta ospita pure il palazzo dove abita il tassista Marino, citato nel primo romanzo. Bacci Pagano lo raggiunge a bordo del suo vespino. Ancora pesto e dolorante per le botte prese nel corso di una rissa, il detective riceve le indicazioni necessarie per trovare chi vuole sparare al presidente con la carabina rubata alla radio.
In cima a vico San Biagio si sente già l’odore delle spezie dell’antica drogheria situata poco più giù. Un altro posto caro sia a Morchio che al suo personaggio. “Il territorio è custode della memoria” racconta Bruno Morchio, arrivando in piazza Grillo Cattaneo, un luogo che offre tanti richiami al passato patrizio della zona.
Via delle Grazie diventerà via delle Disgrazie in un prossimo romanzo?
“Per vedere il centro storico bisogna tirare su il naso” suggerisce ancora lo scrittore. Poi indica una antica edicola votiva costruita sull’angolo di un palazzo. Più avanti la bottega di un fornaio esibisce un portale medievale in pietra nera, decorato con altorilievi raffiguranti scene di vita del tempo.
Girando a destra in via delle Grazie (che magari in un prossimo romanzo di Morchio diventerà via delle Disgrazie) si arriva a piazza San Giorgio. L’altura una volta si affacciava sul mare, prima che l’antica torre diventasse il campanile di un’altra chiesa. E giù per via San Giorgio si arriva finalmente al Porto Antico, con il Cineplex, il mercato del pesce in piazza Cavour, l’entrata dell’Expo e la libreria che ha ospitato le presentazioni di tutti i libri di Bruno Morchio.
Il salotto buono della città una volta era invivibile
Risalendo per via San Lorenzo, tra bar e ristoranti già affollati, si arriva al Duomo, punto nevralgico del passaggio genovese. “Adesso è questo il salotto buono della città ma una volta quasi non ci si poteva stare” assicura Morchio. “Fino a pochi anni fa da via San Lorenzo salivano gli autobus di ritorno dal Porto Antico. Lo spazio per passare era stretto e i palazzi anneriti dallo smog.”
Da piazza San Lorenzo ci si può ancora inoltrare verso sinistra. Uscendo dalle antiche mura del Barbarossa, si raggiunge il vecchio borgo del centro storico. L’area, tra puttane e spacciatori, conduce fino in via Prè, sotto la stazione di Piazza Principe, e comprende pure la celeberrima via del Campo, immortalata dalle canzoni di Fabrizio De André.
A Morchio brillano ancora gli occhi per il lungo giro nei suoi vicoli. “Qui ci vivo e ci bazzico tutti i giorni, mi sento a casa mia” conclude. “Anche la Riviera però è splendida. Le zone del levante, Nervi e Sant’Ilario, sono due gioielli.”
Intanto si può continuare a girovagare tra i carruggi del centro storico, ricchi di fascino ma anche di pericoli. A volte basta infatti imboccare il vicolo sbagliato per fare una brutta fine e diventare il prossimo mistero da risolvere per Bacci Pagano.
Le prime indagini genovesi di Bacci Pagano pubblicate da Frilli
- Bacci Pagano. Una storia da carruggi. Su e giù per i vicoli del centro storico per trovare chi vuol sparare al presidente del consiglio durante la visita a Genova.
- Maccaia. Una settimana con Bacci Pagano. Mentre tenta di ritrovare la moglie e la figlia perdute, Bacci deve salvare una donna dalla accusa di aver assassinato il marito, un anziano pensionato trovato morto sulle alture della città.
- La crêuza degli ulivi. Le donne di Bacci Pagano. Una ragazza affogata nella vasca da bagno – un mese dopo il G8 – dà il via alla nuova indagine, affidata a Bacci dalla moglie di un noto cardiochirurgo, l’amante della vittima.
Guida ai vicoli genovesi
I carruggi del centro storico di Genova partono appena sotto piazza De Ferrari e arrivano fino al mare. È quindi il caso di fare un giro pure per la centralissima via XX Settembre. La strada arriva da De Ferrari fino a corso Buenos Aires, tra i negozi e i bar più frequentati della città.
Anche piazzetta Delle Erbe merita un’occhiata, così come la Torre della Lanterna vicino a Sampierdarena, lo stadio Luigi Ferraris a Marassi e la passeggiata mare di Nervi a levante. Ma Genova è famosa per ospitare pure il cimitero monumentale di Staglieno. Tra i più grandi d’Europa, è considerato un museo a cielo aperto.
Marco Vallarino