Maurizio de Giovanni e il commissario Ricciardi

Intervista sul romanzo Serenata senza nome

Nel luglio del 2016 il Comune di Sanremo mi ha chiamato ad affiancare l’amico Maurizio de Giovanni nell’incontro in programma a Caffè Venezuela. La rassegna letteraria estiva della città dei fiori ha dedicato l’incontro alla presentazione dell’ultimo libro dello scrittore partenopea: Serenata senza nome. La storia vede il ritorno in scena, nella Napoli degli anni 30, del commissario Ricciardi, personaggio amatissimo dai lettori. Come immaginate, l’occasione è stata favorevole per realizzare una (doppia) intervista a Maurizio de Giovanni per Libero e Il Secolo XIX.

Serenata senza nome per Ricciardi

Esiste qualcosa di peggio del perdere la vita? Nel nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni, Serenata senza nome (ed. Einaudi), sembra di sì. La nona indagine del commissario Ricciardi, ambientata nella Napoli degli anni ’30, tra lo sfarzo della dolce vita dell’aristocrazia e la miseria dei bassifondi, racconta una storia di “fame e amore” incentrata sul dramma della perdita. Il libro, tuttavia, non ha perso tempo, e a poche settimane dall’uscita è già tra i primi in classifica, com’è ormai d’abitudine per quelli di de Giovanni, le cui storie presto saranno anche in televisione, su Rai 1, con una fiction dedicata ai Bastardi di Pizzofalcone, l’altra serie di successo firmata dall’autore napoletano.

La storia racconta la vittoria, la letteratura le sconfitte

Maurizio de Giovanni

Maurizio de Giovanni, a che cosa è dovuto il costante gradimento del pubblico per il noir? “La gente ha bisogno di sentir raccontare la realtà in cui vive e il noir racconta la strada molto più della narrativa mainstream, orientata ai palazzi, intesi come saghe familiari, e quindi alle problematiche riguardanti i singoli individui anziché la società di cui tutti facciamo parte. Poi si dice che la storia parli delle vittorie, mentre la letteratura delle sconfitte e questo un po’ aiuta.”

Alla gente piacciono le sconfitte? “Tutti nella vita abbiamo perso qualche battaglia: anche se non ne parliamo volentieri è difficile dimenticarsene. Trovare nei personaggi di un romanzo le nostre sconfitte aiuta l’immedesimazione, che è il miglior modo di entrare in una storia. Il rinnovato successo del noir dipende anche dal fatto che sono arrivati molti nuovi bravi autori. In particolare ci tengo a citare Stefano Piedimonte, Piergiorgio Pulizzi, Edoardo Savarese, Marilù Oliva, Luca Poldelmengo.”

Perdere l’amore è peggio che perdere la vita

Maurizio de Giovanni, nel tuo romanzo sembra che, per qualcuno, perdere l’amore sia peggio che perdere la vita. “Il pugile Vincenzo Sannino, dopo aver fatto fortuna in America, è tornato a Napoli per ritrovare la sua vecchia fiamma Concetta. La donna però, per salvare il negozio del padre dal fallimento, si è dovuta sposare con il tronfio Costantino Irace. Quando l’uomo viene ritrovato morto, massacrato di botte in un vicolo del porto, i sospetti cadono su Sannino, che però non si strugge per le accuse ma per la possibilità di perdere Cettina. Dopo i tanti sacrifici fatti per diventare abbastanza ricco da sposarla, Vincenzo senza di lei non ha più un passato né un futuro.”

Il commissario Ricciardi invece sembra aver perso il presente, così come le donne che bramano la sua compagnia e vedono frustrate le proprie aspettative. “Il commissario custodisce un segreto terribile, quello del Fatto, il sesto senso che gli permette di vedere i morti e sentirne le voci. Crede sia una malattia mentale ereditata dalla madre, morta in manicomio, e che lui stesso potrebbe trasmettere ai figli. Così non riesce a godersi come vorrebbe la compagnia di almeno una delle donne verso cui prova qualcosa. Del resto l’amore più grande è quello che vuole per l’altra persona una felicità incondizionata, anche a discapito della propria.”

I possibili moventi sentimentali di un delitto

L’amore però non è l’unico sentimento che possa diventare il movente di un delitto. “C’è anche la fame, l’altro bisogno atavico che da sempre regola la vita dell’uomo e che ormai non riguarda più solo il cibo, ma anche il denaro, il potere, la fama. Sia l’amore che la fame possono innescare l’odio verso qualcuno o qualcosa, che può portare a conseguenze catastrofiche. Questo è quello che mi piace delle vicende passionali che descrivo nei miei romanzi: a volte anche dei buoni sentimenti, degenerando, possono dare origine ad azioni del tutto malvagie.”

Maurizio de Giovanni, che cosa ci puoi dire della serie televisiva sui Bastardi di Pizzo Falcone che vedremo in autunno su Rai 1? “Il lancio è previsto tra novembre e gennaio. Alessandro Gassman vestirà i panni dell’ispettore Lojacono, Carolina Crescentini quelli del pm Laura Piras. Tosca D’Acquino, Massimiliano Gallo, Simona Tabasco, Gianfelice Imparato sono altri attori che faranno parte del cast, mentre la regia sarà di Carlo Carlei. Delle sei puntate programmate finora, tre saranno trattate dai romanzi usciti finora e tre basate su sceneggiature originali.”

Invece il progetto della fiction sul commissario Ricciardi a che punto è? “A buon punto, spero che possa andare in onda entro la fine del 2017. Il cast non è stato ancora fatto, ma se dovessi esprimere una mia preferenza per il commissario vedrei bene Marco D’Amore. Anche se non ha i suoi stessi occhi o capelli, possiede la stessa espressione addolarata di Ricciardi, che è il suo tratto più caratteristico.”

Nell’autunno del 2017 le indagini del commissario Ricciardi sono diventate un fumetto pubblicato da Sergio Bonelli Editore.

Marco Vallarino