Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo

Le mie recensioni del fumetto horror di casa Bonelli

Dal 1999 al 2003 ho avuto il piacere di recensire fumetti per vari siti e riviste. Il Corriere della Fantascienza, che usciva su Fantascienza.com, e la fanzine Ghost News del Club GHoST di Torino hanno pubblicato decine di miei articoli su Dylan Dog, Nathan Never, Dampyr, Napoleone, Martin Mystère e altri personaggi. 

Questa pagina è dedicata in particolare alle recensioni degli albi di Dylan Dog del periodo. La speranza è che possano essere ancora utili ai fan dell’indagatore dell’incubo per fare qualche buona lettura. Ma non contateci troppo: quello fu un periodo non troppo buono per Sclavi e soci.

Di Dylan Dog sono tornato a scrivere nell’estate del 2018, quando ho recensito per il quotidiano Libero l’albo Profondo nero scritto da Stefano Piani insieme al re del brivido Dario Brivido.

Dylan Dog 152: Morte a domicilio

Vicenda particolarmente atroce e grottesca per questo nuovo Dylan Dog, scritto da Pasquale Ruju e disegnato da Giampiero Casertano. Un incidente in una fabbrica del Madagascar – dove i soliti capitalisti bianchi sfruttano i poveri indigeni locali – provoca il risveglio di uno spietato demone assassino, il Pey, che prende possesso di oggetti apparentemente innocui e normalissimi, costringendo chi li usa a compiere efferati delitti. Ed è proprio quello che succede a Timothy Penderwhile, venditore porta a porta di elettrodomestici, che si ritrova a dover massacrare tutte le casalinghe che rifiutano l’acquisto di Omniwash 2000, aspirapolvere ultratecnologica, posseduta, ovviamente, dal Pey. E dopo aver provocato tali massacri, Omniwash provvede regolarmente a ripulire tutto, cancellando ogni traccia del fattaccio. La polizia, naturalmente, brancola nel buio. E Dylan Dog? Beh, il nostro indagatore dell’incubo preferito non potrà fare a meno di investigare a modo suo e rimettere ancora una volta le cose a poste, con l’aiuto della solita bella di turno, una giornalista scandalistica disposta a tutto pur di scrivere qualcosa sul bel Dylan.

Dylan Dog 153: La strada verso il nulla

Il soggetto di questo albo porta la firma di uno dei più grandi autori noir italiani: Carlo Lucarelli. I disegni sono del grande Giovanni Freghieri, mentre la sceneggiatura vera e propria è opera del padre-padrone Tiziano Sclavi. Tutto questo per una storia che per qualche strano motivo sono portato a considerare tra le migliori degli ultimi anni.

Costretto da un colossale incidente stradale a prendere una deviazione per l’autostrada di cui tutti ignoravano l’esistenza, Dylan Dog finisce sulla Highway 666, dove l’unica destinazione è il nulla, o l’infinito se preferite, e si trova ben presto costretto a fronteggiare un gigantesco camion nero che sembra uscito direttamente dal Duel di Steven Spielberg.

L’incontro con una ragazza che fa l’autostop per “no important where” (“non importa dove” per gli anglofobi) procurerà al Nostro altri guai, tra cui l’incontro/scontro con i cannibali del cavalcavia e l’imbottigliamento in una coda che dura da “molti anni”, per arrivare poi a un finale che forse non è all’altezza del resto della storia. Che rimane comunque ottima.

Oltre alla atmosfera da Ai confini della realtà che non lascia un attimo di respiro, troviamo un Groucho Marx che si improvvisa deus ex machina, narrandoci la storia e cambiandone continuamente i connotati. Da citare una battuta cult, in cui sono sicuro si riconosceranno tutti gli imbrattacarte del pianeta: “È bello scrivere, puoi fare tutto quello che ti viene in mente! E se non ti viene in mente niente puoi sempre scrivere per la tv!”.

Dylan Dog 155: La nuova stirpe

Una donna, madre di un bimbo dall’aspetto quantomeno strano, che fugge nel cuore della notte a bordo di un fuoristrada, inseguita da un nemico misterioso. Il reverendo Blacklaw, un serial killer travestito da prete che va in giro ad ammazzare a colpi di chiodi e martello presunti peccatori. I Daimonoi, esseri diversi, non propriamente umani, a metà strada tra licantropi e vampiri, che “vivono tra noi”. Il professor Wells, che, ancora una volta, non ci risparmierà nessuna delle sue bizzarre teorie. E, naturalmente, Dylan Dog.

Tutto questo e molto altro ancora ne La nuova stirpe, riuscito mix di suspense e azione, dedicato alla diversità e al nostro (difficile?) rapporto con essa. L’unico neo di una storia piacevole e intrigante – scritta da Pasquale Ruju e illustrata da Corrado Roi – è che, come al solito ormai, Dylan Dog è un fumetto sempre piú moralistico e sempre meno horror. Possibile che sia davvero cosí difficile far dormire uno con la luce accesa?

Dylan Dog 156: Il gigante

L’indagatore dell’incubo Dylan Dog ritorna a Golconda, la magica terra dell’impossibile. Con lui ci sono il piccolo popolo e un gigante molto cattivo che si diverte ad andare in giro a decapitare personaggi più o meno strambi che per l’anagrafe non sono neanche mai esistiti. E mentre l’ispettore Bloch continua a brancolare nel buio e a impazzire dietro a Jenkins, Dylan Dog fa la conoscenza di Darby Dadd, la mitica regina delle fate, che finirà per coinvolgerlo in una serie di situazioni tutt’altro che normali.

Tutto questo per una storia, Il gigante, scritta da Tiziano Sclavi e disegnata da Giampiero Casertano, che anche se di horror ha ben poco rimane godibilissima e ben congegnata nell’impossibile intreccio di realtà e fantasia. Scena cult alle pagine 67 e 68, dove Groucho viene assediato dalle battute del piccolo popolo: semplicemente imperdibile. E allora, visto che nessuno vuole farci piú paura, perché non proseguire su questa (bella) strada dell’assurdo, invece di scadere sempre nel moralistico?

Dylan Dog 157: Il sonno della ragione

Piove. Senza neanche sapere perché, Dylan Dog abbandona Groucho al suo destino ed esce di casa, imbattendosi, dopo pochi passi, nel corpo nudo e magrissimo di una ragazza apparentemente in fin di vita. L’ospedale non è lontano e Dylan ci arriva a piedi. Dopo un siparietto non troppo simpatico ecco arrivare la dottoressa Margaret Oldbright a prendersi cura della ragazza. Inizia così una odissea ospedaliera che terrà Dylan Dog impegnato per buona parte di questo numero 157. L’albo Il sonno della ragione è frutto di una sceneggiatura della esordiente Paolo Barbato (che però può già vantare la maternità dei testi de “Il cavaliere di sventura”, ministoria dedicata a Groucho allegata allo speciale dell’anno scorso) e dei disegni del veterano Bruno Brindisi.

Nella sua odissea Dylan Dog farà la conoscenza dell’ambiguo professor Bernard Leblanc e del misterioso N’Dejizij, un virus – o forse un vero e proprio demone? – che sembra distruggere il cervello e il corpo di chi lo contrae, e di cui la ragazza appena incontrata (e salvata) sembra essere portatrice. In definitiva, un’avventura contorta quanto basta per intrigare il lettore, con un finale che farà felici i seguaci di H. G. Wells.

Dylan Dog Speciale 13: Goliath

Goliath è il titolo di questo tredicesimo speciale dylandoghiano, scritto da Pasquale Ruju e disegnato da Nicola Mari. Una volta tanto, Dylan Dog lavora per un cliente di quelli grossi, la Shermann Oil, compagnia petrolifera che ha qualche problema con una delle sue piattaforme marine piú importanti, la Goliath, il cui equipaggio sembra essere scomparso dopo un ultimo contatto radio alquanto inquietante. E per Dylan e i suoi compagni d’avventura, il raggiungimento della Goliath, miracolosamente conquistato in seguito a uno sbarco che farebbe invidia a quelli di Real TV, sarà solo l’inizio di un incubo agghiacciante. 

L’albo, come scrivono gli stessi autori nel Club dell’Orrore, si ispira a pellicole come La cosa da un altro mondo, Alien, Relic e Deep rising. La storia è, tutto sommato, più che buona e una volta tanto riesce quasi a fare paura, almeno in certi punti. Particolarmente azzeccato, l’accostamento del mostro che ha infestato la Goliath con quello, terrificante, partorito a suo tempo dalla fervida mente del visionario William Blake. L’unica pecca sta forse nel finale, troppo sbrigativo, ma il prossimo anno i nostri potranno fare di meglio, visto che l’albo avrà 160 pagine anziché 132. Allegato al tutto, come sempre e per l’ultima volta, un albetto di Groucho dal titolo Sotto il vestito troppo (testi di Tito Faraci e disegni di Luigi Piccatto).

Dylan Dog 158: Nato per uccidere

Chris e Ginger Mord, novelli Bonnie e Clyde, ferocissimi assassini che, con i loro massacri, hanno messo Londra in ginocchio. Mister Number, misterioso personaggio al seguito dei Mord, che ha il compito di far quadrare il bilancio della morte. Winston Douglas, uno spietato ispettore di polizia disposto a tutto pur di catturare i Mord. Bloch, che come al solito brancola nel buio, e Dylan Dog che dopo essere sopravvissuto all’incontro/scontro con la conturbante Ginger Mord, dovrà fare l’impossibile per rimettere a posto le cose e far quadrare il tutto.

Perché Chris Mord riesce sempre a uscire illeso dagli attacchi della polizia e chi è il poliziotto corrotto che lo protegge? Perché Ginger ha deciso di scappare da Chris e di pagare Dylan Dog perché lo catturi e metta fine alle sue efferatezze? Il colpo di scena è dietro l’angolo e il finale sarà inevitabilmente a sorpresa. Testi di Pasquale Ruju e disegni di Maurizio di Vincenzo per una storia un po’ insolita ma riuscita piuttosto bene, consigliata agli amanti del noir ai confini della realtà.

Dylan Dog 159: Percezioni extrasensoriali

Testi di Pasquale Ruju e disegni di Ugolino Cossu per un noir dedicato alle – come dice il titolo – Percezioni extrasensoriali, con tanto di serial killer che va in giro a uccidere gli esper piú dotati. Peccato che in realtà questi esper siano solo degli abili imbroglioni molto poco paranormali e che Dylan Dog finisca per fare la conoscenza di Clarice Anderson, telepate americana disposta a tutto pur di fermare il serial killer di cui sopra. Ancora una volta quindi toccherà a lui rimettere le cose a posto, per la gioia dell’ispettore Bloch e, almeno in teoria, di tutti i suoi lettori. In definitiva, una storia piú che onesta, che intriga quanto basta e che per una volta non eccede neanche troppo nel solito moralismo di partito. (Marco Vallarino)

Dylan Dog 161: Il sorriso dell’oscura signora

Duemila sterline per smascherare Loreen Dulak, medium truffaldina che tiene in scacco l’industriale Jarvis Claydon. Questa l’offerta che Dylan Dog riceve da Angel Claydon, figlia di Jarvis, disposta a tutto pur di sottrarre il padre all’influenza della diabolica Loreen. L’indagatore dell’incubo accetta e poche ore dopo è già a casa di Loreen, sotto le mentite spoglie del signor Davenport, in un maldestro tentativo di guadagnarsi la pagnotta.

Soltanto con l’aiuto del professor Adam (ve lo ricordate?) Dylan riuscirà a venire a capo della cosa. Scoprirà quindi che non sono soltanto i giochetti di Loreen Dulak a rendere inquieto Jarvis Claydon. Chi è Harry Kopperman e perché Jarvis lo odia così tanto? Testi di Tiziano Sclavi e disegni di Nicola Mari per una storia senza infamia e senza lode, da rimandare a settembre per la trama confusa e l’assoluta mancanza di atmosfera. Da promuovere a pieni voti, invece, il finale, con l’entrata in scena di un personaggio che farà sobbalzare sulla sedia più di un lettore.

Dylan Dog 163: Il mondo perfetto

Tempi duri per l’indagatore dell’incubo, finito chissà come in un assurdo metaverso in cui nessuno – neanche lui – sembra sapere chi è Dylan Dog. Un’amena fattoria sperduta nel bel mezzo della campagna, due genitori premurosi che si farebbero in quattro pur di vedere i propri figli felici, uno zio alcolizzato che odia i nipoti astemi, un medico che ha una fissa per le iniezioni, un cavallo di nome Groucho e, soprattutto, Joy, deliziosa bambina che non può stare lontano dal suo fratellone, Ruperett. Peccato che Ruperett in realtà sia Dylan Dog e che quest’ultimo non abbia la benché minima intenzione di recitare la parte che qualcuno ha deciso di assegnargli.

Tuttavia ricordare è sempre più difficile, anche se si tratta soltanto del giorno prima, e l’incidente in macchina che tutti non si stancano mai di raccontargli, e il successivo coma sembrano essere davvero l’unica spiegazione plausibile alla drammatica amnesia che sta causando non pochi problemi all’indagatore dell’incubo. Riuscirà Dylan Dog a ritrovare se stesso e a fuggire da quella che assomiglia sempre di più a una gigantesca casa delle bambole? La risposta, come al solito, la lascio alla vostra eventuale capatina in edicola, consigliandovi comunque l’investimento, trattandosi di una delle storie più belle pubblicate ultimamente. Testi di Paola Barbato e Tiziano Sclavi, disegni di Corrado Roi.

Dylan Dog 164: La donna urlante

Celia Kendrick è una giovane scultrice di talento che tra pochi giorni terrà la prima mostra nella sfarzosa galleria di Leland Morrell, suo agente nonché mecenate, che le permette di “produrre” in un magazzino adibito per l’occasione a casa-laboratorio. E proprio in questa casa Celia subisce il furto della sua opera piú sofferta, “La donna urlante”, una sorta di venere alquanto terrificante, che qualcuno trafuga nel cuore della notte, gettando la ragazza nel terrore. Celia sa infatti che la statua è viva, essendo parte di lei, della sua anima, e sa anche che, finalmente libera, prima o poi cercherà di vendicarsi di chi le ha fatto del male.

Fortuna vuole che l’attuale ragazza di Dylan Dog, Sandra, sia anche la migliore amica di Celia, perciò sarà inevitabile che l’indagatore dell’incubo si interessi al caso e finisca poi per rimettere a posto le cose, come al solito del resto, anche se l’ultima vignetta di pagina 98 non è certo delle piú simpatiche. Testi di Pasquale Ruju e disegni di Montanari & Grassani per una storia non proprio appassionante ma che si lascia leggere e guadagna qualcosina nel finale, senza dubbio notevole. Tanto per cambiare, aspettiamo tempi migliori. (Marco Vallarino)

Dylan Dog 165: L’isola dei cani

Se è vero che Dylan Dog si occupa in genere di incubi “a occhi aperti”, è altrettanto vero che i brutti sogni che impediscono a David Balfour, impiegato dello studio legale Hoskins, Hoskins e Wayne, di riposare bene la notte sono molto poco onirici e molto, molto reali. Ne è la prova, per esempio, il fatto che dopo aver sognato di cadere in mare dalla nave del leggendario capitano Moore, pirata-stregone che impersava all’inizi del 1700 nei pressi di Londra, Dave si risvegli sul divano tutto bagnato di acqua salata. Ma il peggio deve ancora venire e per Dylan Dog non sarà certo uno scherzo arrivare a una verità piú incredibile che mai.

Molti orrori si celano sulla Isle of Dogs, piccola penisola protesa sul Tamigi che fa da teatro a buona parte dell’avventura. La zona è famosa per avere ospitato un tempo la forca con cui venivano giustiziati i pirati e per l’atteggiamento non proprio ospitale degli abitanti. Atteggiamento che peggiorerà a vista d’occhio durante il corso della vicenda, fino a un finale (quasi) apocalittico. In sintesi, una storia più che discreta, intrigante anche se a tratti un po’ confusa. I testi sono dell’esordiente di lusso Mauro Boselli (già sceneggiatore di Zagor, Tex e Dampyr). I disegni del sempre bravo Giampiero Casertano. Paura poca anche stavolta, ma forse ci penserà il mal di mare a farvi star male.

Dylan Dog 166: Sopravvivere all’Eden

Imbastito da Doris e Simon Beel, due bambini che sostengono di aver visto il loro padre ucciso da un mostro con tre occhi mentre tutti sono convinti che si tratti di un suicidio, Dylan Dog sbarca a Serenity, un quartiere piú che tranquillo dove, per via di un certo esperimento, è vietata la circolazione delle auto e sono proibiti anche il fumo, l’alcool e la violenza. Impensabile quindi che qualcuno abbia ammazzato qualcun altro, ma come al solito non è tutto oro quello che luccica.

Dylan Dog basterà un soggiorno forzato di pochi giorni per scoprire che gli abitanti di Serenity non sono tutti così paciosi, soprattutto Joanna, la madre di Doris e Simon, e il dottor Westwood, capo della comunità, che ha qualcosa di troppo da nascondere. Testi di Pasquale Ruju e disegni di Ugolino Cossu per una storia abbastanza solida che regala qualche brivido, soprattutto nel finale, davvero impressionante. Un po’ sopra la media, ma neanche troppo. La cosa più spaventosa comunque è l’aumento di prezzo.

Dylan Dog 167: Medusa

Ely Edelgase, avvenente “archeologa del soprannaturale” famosa per le scoperte eccezionali e la loro innegabile improbabilità, ritrova quelli che sembrano essere la testa pietrificata della gorgone Medusa e lo scudo con cui Perseo era riuscito a sconfiggerla. Dylan Dog naturalmente non ci crede neanche un po’, convinto che si tratti dell’ennesima boutade pubblicitaria, tuttavia il furto della testa da parte dei soliti ignoti gli darà non poche preoccupazioni. Saranno in molti, infatti, a finire misteriosamente pietrificati dopo essere entrati in contatto con la fantomatica testa e l’ancora piú fantomatica Ely Edelgase.

Affascinante mito o terrificante realtà? Sia come sia, Medusa rivive dopo migliaia di anni e questo, come Dylan Dog finirà per accorgersi, non sarà neanche il lato peggiore della faccenda, anzi. Testi di Paola Barbato e disegni di Bruno Brindisi per una storia di nuovo sopra la media, che prova a farci un po’ di paura. Particolarmente suggestivi i disegni di Brindisi: fosse per lui, non avremmo di che lamentarci, ma finché gli autori faranno a gara a chi è piú buono della nutella, la vedo dura. (Marco Vallarino)

Dylan Dog 168: Il fiume dell’oblio

Dopo Medusa, Dylan Dog trova sulla sua strada un altro vecchio mito: quello dell’acqua che lava via i ricordi. A ventitré anni suonati, Seymour Zaplowsky sembra un ragazzo come tanti, che si guadagna da vivere facendo l’istruttore di aerobica alla Perfect Gym. In realtà la sua vita è popolata di inquietanti visioni che gli mostrano gli efferati delitti di un misterioso assassino. L’intervento di Robin Dobson, avvenente psicanalista che ricorrerà all’ipnosi per cercare di mettere un po’ di ordine nella testa di Seymour, permetterà a Dylan di risalire all’origine delle visioni.

Questo però sarà solo l’inizio di un incredibile viaggio nel tempo e nello spazio. Seymour tornerà al luogo in cui è stato concepito, il Fairwater Creek, proprio mentre un feroce serial killer, il tagliatore di teste, inattivo da ventiquattro anni, torna a colpire. Che cos’hanno in comune Seymour Zaplowsky e il tagliatore di teste e qual è il “tesoro” che l’inconscio del ragazzo custodisce tanto gelosamente? Testi di Michele Medda e disegni di Maurizio Di Vincenzo per una storiella insipida salvata solo in parte dal finale suggestivo e di cui si può fare anche a meno. Va bene che risparmiamo sulle lampadine, ma a 3.800 lire all’albo un minimo di selezione bisogna iniziare a farla.

Dylan Dog 169: Lo specchio dell’anima

Serial killer in vista per Dylan Dog, che in questa avventura “va a vivere da solo”. Brighton Whitaker, noto scrittore horror, muore per mano dello stesso serial killer di cui si divertiva a romanzare le gesta, citando ogni volta dei particolari che in teoria avrebbero dovuto essere noti soltanto alla polizia. Senza alcun motivo apparente, Dylan Dog viene nominato suo esecutore testamentario ed è costretto a indagare sul caso. Una clausola del contratto di assunzione – preparato dallo stesso Whitaker pochi giorni prima di essere ucciso – gli impone però di lavorare in loco, cioè nel sinistro maniero dello scrittore, tempio della solitudine che non metterà troppo a suo agio l’indagatore dell’incubo. Tra le inquietanti visioni “in diretta” dei delitti dell’assassino e una lenta ma inesorabile perdita di identità, la permanenza nella casa si farà sempre più drammatica, e per Dylan il finale sarà piúùsofferto del solito. Testi di Paola Barbato e disegni di Nicola Mari per una storia affascinante, che mischia l’horror al noir e al giallo più tradizionale. Niente di entusiasmante, ma sempre meglio di un pugno in faccia.

Dylan Dog Speciale 14: Il padrone della luce

Agenti segreti, magnati senza scrupoli, esperimenti fantascientifici, ragazze che sembrano uscite dalla finale di Miss Mondo: per l’albo speciale di quest’anno gli autori non badano a spese e regalano a Dylan Dog un’avventura delle piú spettacolari. Il padrone della luce, 160 pagine scritte da Pasquale Ruju e disegnate da Luigi Piccatto per una storia che forse sarebbe stata piú adatta a James Bond che a Dylan Dog. Tutto ha inizio quando Dylan incontra, del tutto casualmente, la bionda Frances Scott (Cameron Diaz spiccicata, se permettete), ex assistente del professor Vadim, geniale ricercatore di nuove forme di energia al limite dell’impossibile, rimasto vittima di uno spaventoso incendio verificatosi nel laboratorio proprio mentre stava conducendo uno dei suoi fantasmogorici esperimenti.

Frances è però in possesso delle formule su cui si basava quell’ultima ricerca, decisiva forse per il destino del mondo intero. La ragazza finirà così nel mirino di tutte le più segrete e spietate organizzazioni mondiali. Dylan Dog ancora una volta sarà costretto a fare i salti mortali per impedire che le cose volgano al peggio.

Nonostante il potere di questa nuova fonte di energia sia davvero terrificante, Il padrone della luce ha a che fare molto più con la fantascienza che con l’horror. Questo potrebbe lasciare sconcertati molti fan di Dylan Dog. Visto il non felice momento che attraversa Nathan Never, se ne potrebbe approfittare. Ma forse è meglio tenersi i soldi per il biglietto (ridotto) del prossimo film di 007.

Dylan Dog 170: La piccola morte

Tre anni dopo la prima apparizione, ritorna Pearl Dee, la giovanissima scanner protagonista del terribile esperimento “Little Death”, che coinvolse Dylan Dog in una apocalittica battaglia contro il lato oscuro del governo britannico e i suoi diabolici rappresentanti. Pearl è tornata, ma sembra aver perso i suoi poteri, o almeno cosí crede lei. La famiglia in cui vive è apparentemente normale, anche se il patrigno è un po’ troppo autoritario. L’amico del cuore, invece, è dolcissimo, ma ha qualche problema con alcool e droga. I problemi piú grossi però arrivano col fratellone Sacha Dagherov.

Il figlio dell’ideatore del progetto Little Death, il professor Vasilij Dagherov, è pure lui uno scanner. Dopo essersi lasciato alle spalle una lunga serie di morti «scannerizzati», Sacha sbarca a Londra alla ricerca di Pearl, l’unica in grado di liberarlo dalla forza distruttrice che gli sta divorando il cervello. Raccontato così è fin troppo semplice. In realtà lo svolgimento della storia è confuso e impacciato. Alla noia iniziale del lettore si aggiunge presto l’irritazione per l’essere completamente tagliato fuori dalla storia, che si trascina stancamente per tutto il tempo senza dare la minima emozione. Dylan Dog, che si autoincarica di proteggere Pearl da tutto quello che le sta succedendo attorno, è più borghese che mai. Già a pagina 24 viene voglia di prenderlo a schiaffi, da tanto è patetico.

L’impressione è che stiamo davvero assistendo a una piccola morte, lenta ma inesorabile, del personaggio e di tutto il suo metaverso, che ora come ora non sembra avere piú niente da offrire e, soprattutto, da dire. La serie ha assolutamente bisogno di un rifondatore, con buona pace di Tiziano Sclavi che almeno ufficialmente continua a supervisionarla. Chi poi trovasse questa mia critica troppo feroce o fuori luogo per un’opera seriale e quindi fisiologicamente buonista, farà meglio a andarsi a rivedere quello che succede – per esempio – a pagina 98 dell’albo n. 5, Gli uccisori. Testi di Pasquale Ruju e disegni di Corrado Roi.

Dylan Dog 175: Il seme della follia

Questo mese l’indagatore dell’incubo si dà agli snuff movie, con un attore non protagonista d’eccezione: Bloody Mary, potenziale fratello gemello di Marilyn Manson. Durante una gita fuori città, in quello che doveva essere un romantico picnic nel bosco, Dylan vede la sua ragazza, Amber, bruciare viva davanti ai suoi occhi, vittima di quella che potrebbe essere una organizzazione che gira e spaccia snuff movie.

Ossessionato dall’atrocità dell’accaduto e pungolato dalla scomparsa di altri ragazzi, stranamente tutti conoscenti se non addirittura amici di Amber, l’indagatore dell’incubo si butta a capofitto nella vicenda. L’indagine lo condurrà dritto all’indiscusso re del rock satanico, presunto anticristo nonché clone spudorato di Marilyn Manson. Bloody Murray è il possibile committente del rogo della ragazza ma la verità sarà ancora più terribile. Il finale ci regalerà un Dylan Dog insolitamente duro.

Testi di Paola Barbato e disegni di Luigi Piccatto per una storia ambiziosa e originale, ma anche macchinosa e a tratti confusa. L’idea su cui si basa l’intreccio è forse troppo complessa per un fumetto di 94 pagine e ancora una volta il rifiuto del sovrannaturale fa più male che bene. Nonostante la pioggia di stereotipi, Bloody Murray ruba la scena. Ma Dylan Dog ormai più che un indagatore dell’incubo sembra un vendicatore mascherato. Sufficienza stiracchiata, ma niente di più. C’è di meglio in edicola, e anche in fumetteria, tra gli arretrati. Se avete voglia di un amarcord, rileggetevi il n. 36, Incubo di una notte di mezza estate.

Dylan Dog 177: Il discepolo

Questa volta l’indagatore dell’incubo è alle prese, oltre che con il solito serial killer, con i problemi di una famigliola con qualche interesse di troppo per l’horror. Dave è il figlio, un diciottenne goticheggiante che impazzisce per lo splatter e tutto ciò di macabro che c’è in giro. La madre è Helena Nolan, avvenente vedova che non ci metterà molto a impazzire per Dylan Dog, chiamato a risollevare le sorti di Dave, sempre piú abulico e chiuso in se stesso. Ma Helena e Dylan hanno fatto i conti senza il serial killer: Conrad Rathbone, anziano invalido con un passato di tutto rispetto nello squartamento di uomini, donne e bambini, personaggio affascinante oltre che inquiente, che non faticherà a conquistarsi le simpatie del ragazzo con i racconti delle sue imprese piú efferate. E quando un nuovo mostro tornerà a macchiare di sangue le strade di Londra, sarà fin troppo facile accusare Dave, scomparso misteriosamente insieme alla madre. Ma la verità si rimetterà come al solito a un colpo di scena tanto ovvio quanto brillante.

Una volta tanto le cose sembrano funzionare a dovere, nonostante l’ingenuità dell’intreccio. Doverosa una pacca sulla spalla allo sceneggiatore Tito Faraci, esordiente di lusso, per la buona atmosfera e il finale all’altezza. Efficaci anche i disegni di Franco Saudelli, adeguatamente espressivi e oscuri. Una storia al di sopra dell’attuale (basso) livello medio della serie che lascia ben sperare per il futuro, o almeno per lo speciale e l’albo gigante, che saranno sceneggiati da Faraci. Il topolino noir riuscirà a mettere in fuga l’elefante della nostra noia?

Dylan Dog 184: I misteri di Venezia

Convocato in fretta e furia dal commissario Corradi (ve lo ricordate?), Dylan Dog torna a Venezia per indagare su una strage, avvenuta nella sede di una confraternita religiosa in circostanze tutte da chiarire. Il principale sospettato è una vecchia conoscenza dell’indagatore dell’incubo: Saul, l’angelo sterminatore incontrato nell’albo n. 141, che, dal letto d’ospedale in cui è finito, affida a Dylan Dog l’incarico di proteggere tre persone, la cui sopravvivenza è essenziale per il futuro del mondo. Dylan scoprirà a proprie spese la veridicità della tesi di Saul, in una storia che punta tutto sul potere dei sogni e sulla magia del capoluogo veneto, risultando forse piú sconclusionata e contorta del previsto, priva di un mordente e di una suspense che senza dubbio avrebbero giovato. I personaggi sono tutti troppo fiacchi e borghesi per destare nel lettore la piú piccola emozione, mentre il finale della vicenda e il parallelo con le peripezie di Giacomo Casanova risultano alquanto posticci. Testi di Pasquale Ruju e disegni – sette anni dopo – di Angelo Stano per l’ennesima occasione sprecata, piú adatta per spegnere la luce che per tenerla accesa.