Fabio Giovannini, intervista sull’orrore della guerra

Il curatore della omonima antologia pubblicata da Datanews esprime il suo punto di vista sui cosiddetti effetti collaterali dei vari conflitti

Ho conosciuto Fabio Giovannini nel 1999, quando Pino Blasone mi ha invitato a entrare nel movimento Neo-Noir di Roma, di cui Ivo Scanner – alter ego letterario di Fabio – faceva parte. Avevo sentito spesso parlare di lui, come saggista orientato all’horror e al noir e curatore di varie antologie. Grande fu la mia sorpresa quando scoprii che viveva a Genova, poco lontano da Imperia, dove stavo io. Dopo aver scambiato qualche email, andai a trovarlo a Genova combinando una intervista per Inside Horror Magazine, uno dei siti per cui scrivevo all’epoca. Visitai la sua casa e vidi la celebre camera dei vampiri, di cui mi aveva accennato per email, con tanto di bara nera. 

Nel corso degli anni, grazie alla disponibilità di Fabio Giovannini e degli altri amici neo-noir, partecipai a vari progetti. Uno dei più rilevanti fu il cantiere di scrittura Grande Macello, parodia horror del Grande Fratello, per cui scrissi il racconto horror Reality shock. La storia, che parlava di un bizzarro reality show a eliminazione fisica, fu poi pubblicata in uno dei celebri Millelire di Stampa Alternativa, dedicato appunto all’iniziativa.

Effetti collaterali

Successivamente, nel 2003, Fabio Giovannini insieme all’amico Antonio Tentori curò per Datanews – editore cult dell’epoca – una antologia di racconti noir sui cosiddetti effetti collaterali della guerra. Ne approfittai per scrivere La necessità aguzza l’ingegno, truculento racconto ambientato in un campo di prigionia e dedicato al fenomeno degli snuff movie di cui peraltro avevo già parlato nella storia omonima.

Il libro ebbe un certo successo, grazie anche alla presenza di autori come Valerio Evangelisti, Alda Teodorani e appunto Ivo Scanner. Vari giornalisti ne parlarono, tra cui Antonella Viale sul Secolo XIX e riuscii anche a organizzare una presentazione a Imperia. Da quell’incontro, che si tenne nel febbraio del 2004 nell’aula dei comuni del palazzo della Provincia, trassi l’intervista che state per leggere, in cui Fabio parla dei succitati e terribili effetti collaterali di ogni guerra.

Nel 2012 ho intervistato di nuovo Fabio Giovannini, ma stavolta in veste di vampirologo per il blog di Darkiss, sul ritorno in auge dei vampiri come moda letteraria e cinematografica.

L’orrore della guerra

Giornalista e scrittore dei più prolifici, autore di numerosi volumi dedicati alla narrativa e al cinema di genere, Fabio Giovannini, quarantenne genovese, oggi vive a Roma e lavora come programmista alla Rai. A Imperia per presentare L’orrore della guerra, una raccolta di racconti di vari autori, curata per la Datanews Editrice di Roma, ci ha rilasciato questa intervista.

Di che cosa ti occupi in Rai? “Da alcuni anni scrivo testi per I fatti vostri, che oggi si chiama Piazza Grande, in onda su Rai 2. Mi occupo di quella che molti critici chiamano la tv del dolore. Storie di persone comuni spesso terribili e tragiche, oppure paradossali e assurde. Ogni giorno incontro ospiti di ogni genere, entro a contatto con vicende incredibili (ma tutte vere: siamo uno dei pochi programmi che non hanno bisogno di storie taroccate). Da studioso del noir trovo sempre conferme che la realtà è ben più spaventosa della fantasia.”

Da un corteo per la pace l’idea di un libro sulla guerra

Com’è nata l’idea di fare una raccolta di racconti sulla guerra? “L’idea è nata il 15 febbraio del 2003, durante il corteo per la pace a Roma. Io e Alda Teodorani abbiamo incontrato Valerio Evangelisti, autore della saga sull’Inquisitore Eymerich. Con lui ci siamo chiesti cosa potevamo fare noi scrittori per dire no alla guerra. Abbiamo pensato che usando la nostra scrittura, i generi letterari che pratichiamo, era possibile dire qualcosa sulla guerra. Così io e Antonio Tentori (con il quale ho curato già molti libri di racconti) abbiamo contattato altri scrittori a noi vicini e abbiamo dato vita all’antologia.”

Dove scoppierà la prossima “guerra preventiva”? “Ovviamente spero che non scoppi in nessun luogo. Ma le tre nazioni a rischio, secondo molti osservatori, sono la Siria, l’Iran e la Corea del Nord. Io credo che da parte della opinione pubblica, e anche degli scrittori, ci dovrebbe essere maggiore preoccupazione per la polveriera che il mondo sta diventando. Una polveriera che non si risolve, secondo me, con le guerre preventive, ma semmai con la diplomazia preventiva. Le guerre (anche quelle preventive) sono orribili, indegne di una civiltà progredita come la nostra. Con L’orrore della guerra abbiamo voluto lanciare un allarme in questo senso.»

Liguria, terra di misteri e delitti

Che rapporto hai con la Liguria, da sempre terra di misteri? “Un ottimo rapporto. Sono nato a Genova, poi sono andato a vivere a Roma e al contrario di molti “esuli” di recente sono tornato ad abitare nella mia città natale per cinque anni. Poi esigenze lavorative (purtroppo la Liguria non offre molto in questo senso) mi hanno riportato nella capitale. Ma Genova resta la mia città ideale. Del resto proprio lì ho ambientato il mio ultimo romanzo neo-noir, scritto con lo pseudonimo che uso per la narrativa, Ivo Scanner.”

Di che si tratta? “È un libro che si intitola Genova ti ucciderà e ambienta proprio in Liguria una serie di vicende thriller, dato che la regione ben si presta ai misteri e ai delitti. Nel mio romanzo, ad esempio, si sentono gli echi del caso di Donato Bilancia, il serial killer della Riviera. Aggiungo che quasi tutto il libro si ambienta nel centro storico di Genova e al cimitero di Staglieno. Vedrei bene, se devo essere sincero, anche un thriller che si svolga in inverno, tra gli alberghi chiusi del ponente.”

Il noir, l’unico tipo di letteratura impegnata del terzo millennio

Perché il giallo, l’horror e la fantascienza sono così osteggiati dalla critica? “Per un vecchio vizio della cultura italiana, che risale a Benedetto Croce, secondo cui ci sarebbe una letteratura alta, con la L maiuscola, e una narrativa bassa, popolare, di consumo, indegna di attenzione. Molte cose sono cambiate, ma il pregiudizio resta. Eppure il pubblico sembra gradire questi generi. Soprattutto il noir sta conoscendo un periodo di grande successo commerciale. Quanto alla qualità di molti romanzi di genere, beh, è un altro discorso. Ma anche la letteratura non di genere, tipo Baricco, Tamaro e altri, non mi sembra proporre una qualità così eccelsa. Viceversa il noir, per il contatto con la realtà, è lo strumento migliore per parlare dell’oggi, delle paure del nostro tempo. Volendo può persino essere l’unico tipo di letteratura impegnata del 2000.”

Marco Vallarino