Recensione del primo romanzo dell’acclamato autore della serie noir di Duca Lamberti
Nel 2016 ricevetti da Rizzoli la ristampa di un libro che da anni non si vedeva sugli scaffali delle libreria. Gli uomini in grigio di Giorgio Scerbanenco. Un romanzo per ragazzi che era anche il primo a essere stato scritto e pubblicato dal prolifico autore di origine ucraina.
Famoso per la serie noir di Duca Lamberti, Scerbanenco aveva scritto storie di ogni genere (anche rosa), a centinaia. Dei suoi inizi però si sapeva poco. O almeno io sapevo poco. Ecco quindi una buona occasione per colmare una lacuna importante nella storia della letteratura italiana del Novecento. E leggere un buon libro. Senza dimenticare la prefazione di Cecilia Scerbanenco, figlia dell’autore, che rendeva il volume ancora più intrigante.
Questa è la recensione che ho scritto all’epoca per le pagine culturali del quotidiano Libero.
Gli uomini in grigio
È iniziata con una storia tinta di grigio l’avventura letteraria di quello che ancora oggi, a oltre quaranta anni dalla morte, è considerato il principe del noir italiano. Giorgio Scerbanenco, autore della tetralogia di Duca Lamberti, che tra il 1966 e il 1969 fu una delle prime serie poliziesche ambientate in Italia e di sicuro la più apprezzata, ha scritto più di cento romanzi e racconti, molti dei quali sotto pseudonimo per riviste e quotidiani. Il noir è il genere per cui è più conosciuto, ma si è cimentato anche con il romance, la fantascienza, la letteratura per l’infanzia.
Proprio un’opera per ragazzi è stata, nel 1935, la sua prima incursione nel romanzo. Dopo i primi racconti pubblicati su vari giornali dell’epoca, Scerbanenco ha scritto Gli uomini in grigio, intricata spy story uscita a puntate sulla rivista Il Novellino. Il testo, rimasto a lungo irreperibile, è stato ristampato da Rizzoli in un volume che reca le illustrazioni di Peppo Bianchessi e si apre con un intervento di Cecilia Scerbanenco, figlia di Giorgio.
Giorgio Scerbanenco e il cerchio magico di Cesare Zavattini
La donna, in base al materiale ritrovato in casa, ripercorre i fatti. Scerbanenco, nato a Kiev nel 1911 ma giunto in Italia con la madre pochi mesi dopo, negli anni 30 era un giovane scrittore di belle speranze. Uno dei primi ad accorgersi del suo talento fu Cesare Zavattini. Il celebre talent scout della Rizzoli gli permise di pubblicare i primi testi su riviste a tiratura nazionale dopo i promettenti esordi su testate locali. Con l’ingresso nel “cerchio magico” di Zavattini, Scerbanenco conobbe molti colleghi, tra cui Giana Anguissola, autrice piacentina di narrativa per ragazzi. Proprio l’amicizia della Anguissola pare abbia spinto Scerbanenco, in cerca di un genere di riferimento, a scrivere storie di quel tipo.
Tra le tante, Gli uomini in grigio, oltre che la prima di una certa complessità, appare come la più riuscita e moderna. Protagonista della vicenda, dai toni drammatici forse eccessivi per il giovane pubblico ma intriganti, è Mario, un bambino orfano. Il piccolo vede la “casa dell’infanzia” in cui è ospitato chiudere all’improvviso, a dispetto della generosità della proprietaria, la signora Varre. La donna è vittima dei ricatti degli uomini in grigio, misteriosa confraternita che sfoggia abiti a tema.
Un romanzo per ragazzi che anticipa temi tipici del neorealismo
Al seguito della signora Varre, che dopo lo sgombero della casa inizierà a viaggiare per l’Europa, Mario cercherà di scoprire che cosa sta succedendo, al centro di una scena in cui Giorgio Scerbanenco anticiperà alcuni temi tipici del neorealismo. Indugiando sulla cupezza ostentata dalla società fascista, con la rigidità e durezza di uno stile ingessato dai canoni del periodo, l’autore di Kiev, appena ventiquattrenne, narra una storia vivace. La trama semplice, ma ricca di colpi di scena: ai misteri si susseguono puntuali le rivelazioni. E c’è la ricerca del senso di giustizia che, trenta anni dopo, avrebbe contraddistinto l’epopea di Duca Lamberti.
Marco Vallarino