Martina Cole, intervista su crimine e povertà a Londra

Nel 2006 Mauro Zola, direttore di Noir Magazine, giornale per cui scrivevo all’epoca, mi inviò a intervistare Martina Cole. La scrittrice inglese, autrice di vari bestseller, era al suo primo tour promozionale in Italia. L’occasione era l’uscita per l’Editrice Nord del romanzo The Know, tradotto e pubblicato con il titolo Io lo so. Protagonista della drammatica storia era Joanie, una donna dei bassifondi londinesi decisa a vendicare la morte della figlia Kira.

Martina Cole, Io lo so, romanzo noir su crimine e povertà

La piccola era stata rapita, seviziata e uccisa da una banda di pedofili. Ma per quanto il delitto fosse orrendo, la polizia non aveva il tempo e i mezzi per occuparsene come avrebbe dovuto. Così Joanie sarebbe stata costretta a farsi giustizia da sola, con l’aiuto degli altri figli e… della malavita locale!

Come al solito, dove non arrivano le forze dell’ordine arrivano quelle del disordine, o del malaffare. La mia intervista a Martina Cole fu dedicata proprio al rapporto tra povertà e crimine nei bassifondi. Per quanto ricca e famosa, l’autrice londinese sembrava conoscere bene certe situazioni di degrado e gli ambienti in cui nascevano.

Fu una conversazione interessante, come altre che ebbi in quel periodo con Elmore Leonard, Jo Nesbo, Peter James. Mi colpì soprattutto la teoria di Martina Cole secondo cui il vero crimine era costringere certe persone a vivere in condizioni in cui il rispetto della legge non aveva alcun senso. Sicuramente un invito a non esprimere giudizi affrettati e a dare una mano a chi è in difficoltà, quando possibile. E ora ecco la mia intervista.

Martina Cole e i bassifondi londinesi

I motivi che possono spingere una persona a commettere un crimine sono tanti e, a volte, neanche così terribili. Per Martina Cole, autrice inglese appena arrivata in Italia con il romanzo noir Io lo so è già un crimine che le fasce più deboli della popolazione siano costrette a vivere in ambienti in cui infrangere la legge è forse l’unico modo per garantirsi una mera sopravvivenza.

“Troppa gente” dice l’autrice “guarda solo a ciò che uno fa, senza preoccuparsi di cosa pensi o del perché si comporti così. Quando scrivo cerco di spiegare che in ogni persona c’è un lato buono, anche in quelle apparentemente più cattive e prive di scrupoli. La maggior parte del crimine non è fine a se stessa, ma viene dalla povertà. Per capirlo basterebbe osservare i fatti da una prospettiva diversa. Invece ci si chiude sempre dietro a lucchetti e cancelli.”

Qual è il rapporto della società inglese col crimine? “Solitamente la gente tende a ignorarlo, preferendo tenersi alla larga da certi ambienti. Tutti hanno paura di essere derubati o ammazzati, ma non appena si presenta l’occasione di poter trarre qualche vantaggio, con i traffici legati a droga, prostituzione e gioco d’azzardo, allora le cose cambiano. A Londra il crimine è un gigantesco acquario di squali, in cui ci si immerge solo quando ne vale la pena, sperando poi di uscirne sani e salvi, come se niente fosse.”

Da dove arriva la profonda conoscenza degli ambienti criminali? “Sono nata e cresciuta in un quartiere di periferia, perciò sono diventata mio malgrado un’esperta di certe situazioni. Ancora oggi però mi interrogo su che cosa sia il crimine. Negli anni 60 il gioco d’azzardo era illegale, poi sono arrivati gli investimenti in borsa. E comunque è sempre difficile giudicare le azioni degli altri.”

Per qualcuno il crimine è l’unico modo per avera giustizia

Ma fino a che punto si può arrivare per giustificare un crimine? “Dipende dalle situazioni. Come madre, sento che per proteggere i miei figli farei qualunque cosa. Per qualcuno il crimine può essere l’unico modo per farsi giustizia. Oltretutto chi vive in certi ambienti è influenzato dalle letture dei testi sacri. Nella Bibbia sta scritto: occhio per occhio, dente per dente. Credo siano in molti ansiosi di tornare a questa legge, in un paese in cui purtroppo la giustizia può ancora essere comprata.”

La vendetta quindi può legittimare un omicidio? “Non dico questo, trovo però che la punizione dovrebbe essere adeguata al crimine. Che poi è quello che di solito accade nei miei romanzi.”

Marco Vallarino