Intervista allo scrittore e produttore inglese sulla terrificante storia presentata al Noir in Festival di Courmayeur 2006
Al Noir in Festival di Courmayeur 2006, che seguii in qualità di inviato di Noir Magazine, assistetti a una delle presentazioni più incredibili della mia vita. Lo scrittore e produttore britannico Peter James, ospite di rilievo della manifestazione insieme a Elmore Leonard e Jo Nesbo, portò sotto i riflettori valdostani Al buio. L’edizione italiana del romanzo Dead simple raccontava di un tizio che finiva chiuso in una bara e ci passava l’intera storia! Un’idea terrificante, che mi fruttò una bella intervista per Noir Magazine e che oggi potete leggere qua.
Al buio
Una storia che inizia a una festa di addio al celibato e finisce dritta in una bara. A raccontarla è Peter James, ex autore di programmi radiofonici per bambini e oggi affermato produttore cinematografico con una passione per la scrittura e le sue ombre.
Pubblicato da Kowalski Editore e presentato al Festival di Courmayeur, il romanzo Al buio narra di come Michael Harrison si risvegli chiuso dentro una bara, dopo che i compagni della festa hanno deciso di vendicarsi degli scherzi subiti in passato. Con qualche bene di conforto, un tubicino per respirare e un walkie talkie, Michael dovrà trovare il modo di uscire, senza sapere che gli amici sono morti in un incidente stradale e l’altra ricetrasmittente è finita nelle mani di un ragazzo ritardato.
Peter James e la claustrofobia
“La claustrofobia è sempre stata la mia più grande paura, credo sia terribile ritrovarsi sepolti vivi” ammette Peter James, autore di un romanzo crudele e ansiogeno, che anche senza effetti speciali mantiene una forte tensione dispensando pochi grandi colpi di scena. “Siccome però mi piace vivere in prima persona le storie che racconto, sono andato in un negozio di pompe funebri a farmi chiudere davvero dentro un feretro. Sono stati attimi tremendi. La bara mi stava addosso come un guanto e mi impediva ogni movimento. Il coperchio appiccicato alla faccia non mi lasciava neppure aprire la bocca per urlare. Poi per me il destino dell’uomo è dominato dalla casualità. Tutto può accadere e, quando c’è un problema, non arriva mai un deus ex machina a mettere le cose a posto.”
Come è possibile che un autore di romanzi horror un tempo facesse programmi per bambini? “In realtà anche quella è stata una esperienza terrificante” rivela Peter James. “Sono proprio i bambini a volere le storie più tetre, piene di mostri e dettagli raccapriccianti. Quando andavo a incontrarli nelle scuole mi facevano sempre domande sui particolari più macabri del programma. In realtà però non mi piace essere definito uno scrittore horror. Quelli che scrivo di solito sono thriller con una spruzzata di paranormale.”
Il soprannaturale è l’ultima spiaggia
L’utilizzo di elementi soprannaturali da dove nasce? “È una ultima spiaggia, cui ci si può affidare se tutto il resto non funziona” risponde Peter James. “Il detective Roy Grace, che indaga sulla scomparsa di Michael Harrison, lo fa proprio perché non ha più idee e alternative. E così si comporta anche la polizia inglese nella realtà, quando consulta medium o sensitivi per trovare persone scomparse. Solo che non lo dice, perché non sempre funziona ed è meglio non far sapere come vengono spesi i soldi dei contribuenti.”
Come e quando si è formato il suo lato oscuro di autore? “Da bambino mi piacevano Sherlock Holmes e il suo modo di risolvere i misteri” spiega Peter James. “Poi a vent’anni ho scoperto il cinema italiano di genere e il noir francese di Chabrol. L’influenza più grande però arriva da Poe e dai suoi racconti del terrore come “Le esequie premature”. Poi c’è la cronaca nera che mi fornisce sempre una grande ispirazione. Il prossimo romanzo parlerà del caso di una ragazza pugnalata a morte su una croce di legno durante uno snuff movie.”