Intervista sulla diffusione del Software Libero in India
Anche i paria dell’India partecipano alla rivoluzione del Software Libero. I quartieri più degradati dei dintorni di Bangalore, la quinta città in ordine di grandezza della popolosa repubblica asiatica, sono stati raggiunti dalla locale comunità degli utenti GNU/Linux, che seguendo i dettami della Free Software Foundation di Richard Stallman ha introdotto la popolazione più povera ed emarginata della zona alla conoscenza e all’utilizzo delle tecnologie informatiche.
Aperto proprio all’interno di uno slum, uno stabile in cui si di solito si rifugiano i senzatetto, l’Ambedkar Community Computer Center, intitolato alla prima personalità politica sorta dal mondo dei paria, ha accolto decine di Dalit, i cosiddetti intoccabili, giovani e meno giovani,che hanno potuto per la prima volta nella loro vita mettere le mani su un computer e vedere come funziona. Una cosa che non sarebbe stata possibile senza le condizioni offerte dal Software Libero, che si definisce tale perché può essere acquisito, impiegato, modificato e scambiato senza alcun limite, vincolo o costrizione.
La visita di Richard Stallman all’Ambedkar Community Computer Center
Lo stesso Richard Stallman ha avuto occasione di visitare il centro lo scorso dicembre. Dopo aver raggiunto l’India per tenere una serie di conferenze sulle attività della Fondazione, il programmatore newyorchese, considerato in tutto il mondo un guru dell’informatica, si è recato a Bangalore per incontrare i membri dell’Ambedkar Community Computer Center e inaugurare la mostra di Mani, un giovane disabile, privo dell’uso delle gambe e di una mano, che ha imparato a disegnare e dipingere proprio grazie al computer. Impiegando il programma di grafica e fotoritocco Gimp, l’artista dei sobborghi di Bangalore ha realizzato una serie di disegni dai temi più svariati e originali, con suggestivi riferimenti al mondo dell’elettronica e soprattutto dell’antico Egitto, per il quale il ragazzo nutre una grande passione.
“Grazie al Software Libero, i Dalit avranno maggiori speranze di trovare un lavoro che magari li aiuti a inserirsi in società, vincendo i pregiudizi degli altri” ha affermato Richard Stallman, che da anni viaggia in tutto il mondo per promuovere la libertà informatica secondo i principi del manifesto filosofico pubblicato su Gnu.org. “Certo, molta strada deve ancora essere fatta, ma la tecnologia può essere utile per aiutare la gente a colmare certe distanze.”
Una situazione disperata
In India la situazione dei Dalit è così disperata che nei giorni successivi allo tsunami del 26 dicembre 2004, la catastrofe ambientale che causò 230.000 morti, il governo si rifiutò di fornire assistenza ai fuori casta, abbandonandoli al proprio destino nelle campagne travolte e ancora invase dalle acque del maremoto.
“Molta gente, che era miracolosamente scampata al disastro, morì per non aver ricevuto gli indispensabili soccorsi” racconta Richard Stallman. “Ancora oggi, soprattutto nelle aree rurali e più arretrati del paese, c’è chi finge di non vedere queste persone, spesso riconoscibili da nomi e cognomi oppure da particolari usi e costumi. In molti luoghi sono proibite le conversioni al buddismo, che in qualche modo consentirebbero di aggirare il problema della emarginazione, almeno dal punto di vista religioso. È quindi importante per questi individui avere una occasione di riscatto, che consenta di integrarsi maggiormente nella società indiana. Il movimento del Software Libero in questo senso può fare molto per loro. Innanzi tutto perché non si cura delle discriminazioni originate da principi di carattere sociale o religioso e poi perché garantisce a tutti le stesse opportunità.”
Bhimrao Ramji Ambedkar, il difensore dei Dalit
Lo stesso Bhimrao Ramji Ambedkar si batté a lungo, nella prima metà del XX secolo, per l’emancipazione dei Dalit e il loro ingresso nella società indiana. Per questo si scontrò più volte, almeno a livello ideologico, con Gandhi. Il Mahatma chiamava i paria «figli del cielo». Sosteneva che dovessero vivere in pace nelle campagne, lontano dalla civiltà, e accettare il volere divino che li teneva fuori dal mondo. Recentemente, in alcune parti dell’India pare sia stato introdotto l’obbligo di assumere, in aziende e strutture statali, un certo numero di Dalit. Questo proprio per incentivarne la partecipazione alla vita pubblica.
Tra i maggiori paesi in via di sviluppo, l’India è nota soprattutto per il fenomeno cinematografico di Bollywood, cui si stanno interessando anche alcuni maestri americani come Steven Spielberg, e il business dell’acciaio che ha nel tycoon Lakshmi Mittal il testimonial principale.
Il boom economico, derivato anche dalla presenza di una immensa forza lavoro e dal tentativo del governo di raggiungere il livello di importanza delle grandi potenze mondiali, ha causato la nascita di un forte interesse nei confronti delle tecnologie e in particolare della realtà informatica. Interesse che in diversi casi ha condotto le amministrazioni indiane a sposare con entusiasmo la causa del Software Libero.
Bengala Occidentale, Karnataka e Kerala in prima fila nella promozione del Software Libero
Gli stati del Bengala Occidentale, del Karnataka e del Kerala hanno già creato le proprie distribuzioni con i programmi suggeriti dalla fondazione di Stallman. A Delhi, il guru dello Gnu ha incontrato una commissione del ministero dell’educazione intenzionata a cambiare le applicazioni da insegnare nelle scuole per puntare sul Software Libero.
“In India ci sono college tecnici in cui gli studenti possono imparare a utilizzare un computer in modi e per scopi professionali” segnala Richard Stallman. “Molte scuole e strutture pubbliche sono impegnate a rielaborare e personalizzare vari programmi. Le distribuzioni più utilizzate saranno adattate alle esigenze locali e l’India parteciperà allo sviluppo di nuove applicazioni. Mi ha fatto molto piacere vedere tanti bambini e ragazzi, o comunque studenti molto giovani, impegnati nell’apprendimento di tecniche di utilizzo e di programmazione dei computer. Grazie agli sforzi compiuti in ambito scolastico, il futuro informatico dell’India, pur tra mille difficoltà, si preannuncia roseo.”
Destra e sinistra unite nel nome del Software Libero
Le conferenze tenute da Richard Stallman hanno riscosso un grosso successo di pubblico in ogni parte del paese. Ma l’aspetto più curioso dello sbarco del Software Libero in India si trova forse nel risvolto politico.
“Con mia grande sorpresa, i più fervidi sostenitori della Free Software Foundation si sono spesso dimostrati partiti e movimenti di estrema sinistra o di estrema destra” rivela Stallman. “I primi, in quanto comunisti, si battono per garantire a tutti la possibilità di imparare a utilizzare i computer. I secondi, invece, sostengono la necessità di adottare sistemi e programmi che non mettano in discussione l’indispensabile autorità e autonomia del paese.”
Una importante conferma di quanto il Software Libero sia un fenomeno ideologicamente trasversale, il cui successo andrà a vantaggio di tutti. “The future is ours” recitava un banner dell’Ambedkar Community Computer Center esibito durante l’incontro di Stallman con i membri del gruppo. Un evento seguito anche da molti bambini, accorsi per semplice curiosità e il desiderio di partecipare alla festa. “Probabilmente sarà anche grazie a un computer se questi bambini, cresciuti nei bassifondi delle metropoli indiane, potranno uscire dalla miseria, trovare un lavoro e raggiungere un tenore di vita accettabile” conclude Stallman. “In India purtroppo, oltre a molte cose belle, ho visto anche tante cose brutte, che solo con il duro lavoro di tutti potranno essere sistemate.”
Una casa con i mobili inchiodati al pavimento
L’India è solo uno dei tanti paesi del mondo in cui Richard Stallman – che parla dei suoi viaggi sul sito personale Stallman.org – si è recato per promuovere l’attività della Free Software Foundation e incoraggiare e sostenere l’azione delle associazioni che diffondono sul territorio l’utilizzo dei sistemi operativi GNU/Linux.
Il suo modo preferito di spiegare il concetto di Software Libero a chi ancora non lo conosce consiste nel paragonare il software proprietario – o almeno non libero – al vivere in una casa in cui non si possono spostare i mobili perché sono inchiodati al pavimento o non si può dare il bianco alle pareti perché è proibito. Una similitudine evocativa che nel mondo ha già convinto al «trasloco» milioni di utenti.
Marco Vallarino