Le distopie – sociali, politiche, ambientali – sono da tempo uno dei temi più popolari al cinema, in letteratura e sul web. Nel 2018, convinsi il mio capo di Libero, Francesco Specchia, a farmi scrivere un articolo per spiegare perché queste storie di disastri fossero così apprezzate. L’occasione fu il lancio da parte della casa editrice Chiarelettere di una collana dedicata alla narrativa distopica. Un’iniziativa che ottenne subito un bel successo, come i fumetti, film e videogiochi di cui l’articolo che state per leggere vi fornirà l’elenco.
Fenomeno distopia: ci dipingono un futuro così nero che alla fine apprezziamo il presente
Libero, 1 giugno 2018
Potrebbe andare peggio? Magari! In Italia – in libreria, al cinema, in televisione, sul web – cresce la voglia di distopia. Le storie ambientate in futuri terribili sembrano le preferite dal pubblico. Tra le testimonianze più recenti e vivaci si trovano la serie televisiva Black Mirror, il film Ready Player One, il fumetto Orfani e molti romanzi, perlopiù stranieri, ai quali da questo mese si aggiungono quelli italiani che Chiarelettere pubblica nella collana Altrove. L’idea dell’editore Lorenzo Fazio è di mostrare ai lettori come potrebbe essere l’Italia tra venti o trent’anni. Un’Italia (forse) di gran lunga peggiore dell’attuale, per l’inquinamento e il degrado sociale e morale.
L’iniziativa curata da Michele Vaccari è appunto dedicata alla narrativa distopica di ambientazione tricolore. L’onore e l’onere dell’esordio sono toccati a Luciano Funetta, già finalista al Premio Strega 2016 con Dalle rovine (ed. Tunué), che ha firmato Il grido. La storia parla di una metropoli in cui “il trasporto pubblico ha smesso di funzionare da anni, i defunti vengono seppelliti su Internet, la segregazione sociale ha raggiunto conseguenze estreme”. Protagonista della vicenda, una donna delle pulizie che vive nei bassifondi insieme ad altri reietti della società, caratterizzati da menomazioni fisiche oppure da alterazioni psichiche che contribuiscono a creare il clima da incubo in cui l’azione si svolge.
Perché ci piace il disastro?
Perché la gente, oggi, sia così attratta da storie in cui tutto va male è intuibile. In una società ossessionata dal successo, può nascere e crescere un’attenzione, talvolta morbosa, verso scenari di fallimento e degrado. A una curiosità legittima può affiancarsi il desiderio di fare esperienze – almeno su carta o schermo – che permettano di vedere che cosa c’è sul fondo della vita per giustificare l’impegno e i sacrifici necessari a stare a galla.
Già nel 1948, in un clima di ricostruzione postbellica in cui il peggio sembrava alle spalle, George Orwell aveva scritto 1984 per raccontare la terrificante favola del Grande Fratello e mettere il mondo in guardia dai pericoli di una politica troppo pervasiva. Nel 1962 Anthony Burgess in Arancia meccanica ipotizzava che, in una società benestante e priva di controlli, l’ultra-violenza potesse diventare lo svago principale di giovani annoiati e senza obblighi o prospettive.
Altri, come Philip K. Dick ne La svastica sul sole, hanno provato a raccontare come sarebbe andata se i nazisti avessero vinto. Altri ancora, tra cui Robert McCammon in Tenebre, hanno immaginato storie di desolazione morale e materiale ambientate dopo l’olocausto nucleare. Un caposaldo della narrativa distopica è anche L’ombra dello scorpione di Stephen King. Un kolossal letterario in cui i pochi superstiti di una pandemia si fronteggiano – divisi in due fazioni – per conquistare il poco che è rimasto. Alla comunità che a Boulder in Colorado si è radunata intorno alla saggia e centenaria Mamma Abigail, si contrappone la banda di Las Vegas, capeggiata dal malvagio Randall Flagg.
È invece solo contro tutti Robert Neville, che nel romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, è l’ultimo uomo rimasto in un mondo di vampiri.
Le nuove distopie ecologiche, informatiche e mediatiche degli anni 2000
Negli anni 2000 alle distopie politiche e militari si sono succedute quelle ecologiche, informatiche e mediatiche. Nel 2005 lo scrittore russo Dmitrij Gluchovskij ha pubblicato Metro 2033. Il romanzo pubblicato in Italia da Multiplayer, e divenuto anche un videogioco, è ambientato nella metropolitana di Mosca. Il rifugio, nel 2033, dei sopravvissuti alla guerra atomica che ha reso impossibile vivere in superficie.
Nel 2013 è uscito Il cerchio di Dave Eggers, che narra la vita (e la carriera) di Mae Holland. La donna vive in un mondo social, dominato dall’azienda che dà il titolo al libro, dove la ricerca dell’auspicata trasparenza passa per la rinuncia totale alla privacy, con conseguenze estreme.
In Italia, nel 2015 Niccolò Ammaniti ha pubblicato il romanzo Anna, ambientato in una Sicilia in rovina, dopo l’avvento di un’epidemia che pare aver colpito solo gli adulti, abbandonando i bambini al loro (tragico) destino.
Black Mirror, quando anche lo schermo della tv diventa distopico
In tv è arrivata alla quarta stagione la serie antologica Black Mirror, presentata con una pubblicità che ha coinvolto il guru del web Salvatore Aranzulla. Il programma illustra, in ogni episodio, le possibili conseguenze sociali di nuove invenzioni tecnologiche dal potere destabilizzante. Oppure la deriva amorale di certe mode digitali. Nella prima puntata, forse la più famosa, il premier inglese è costretto a fare sesso in tv con un maiale per evitare che la principessa venga uccisa dai suoi rapitori. Nessuno si accorgerà poi della sua liberazione, avvenuta prima del dovuto, perché tutti sono troppo impegnati a guardare la tv.
Nel 2017 è andata in onda la prima stagione di The Handmaid’s Tale. La serie tv tratta dal romanzo di Margaret Atwood mostra come le poche donne fertili rimaste sulla Terra, dopo anni di malattie e inquinamento, siano finite al servizio degli uomini più ricchi e potenti per assicurare loro una prole.
Fumetti e manga distopici
In edicola, pubblicato da Bonelli, si può trovare il fumetto seriale Orfani, in cui un gruppo di bambini, da addestrare come soldati, sembra l’unica speranza contro una terribile forza aliena che ha già fatto strage di terrestri. Dai fumetti arriva pure The Walking Dead, l’apocalisse zombi di Robert Kirkman che ha fatto fortuna in tv. Nella storia, però, a fare più paura non sono i morti, ma i vivi allo sbando.
Citazione d’obbligo anche per il manga e anime Hokuto no Ken, ovvero Ken il guerriero di Buronson e Tetsuo Hara. Un’altra epopea post atomica in cui i più forti sopravvivono, in un mondo senza legge, grazie alle arti marziali. Scontri fratricidi e amori contesi e perduti rendono la narrazione ancora più drammatica.
Vive in un futuro distopico anche Alita, la ragazza cyborg protagonista del manga di Yukito Kishiro che sta per diventare un film. Ritrovata nell’immondizia dallo scienziato Daisuke Ido, Alita dovrà riscoprire le sue doti di combattente per cavarsela in un mondo di violenza e degrado.
Al cinema si può vedere Ready Player One. Nel film di Steven Spielberg, tratto dal romanzo di Ernest Cline, molta gente si è rifugiata nel mondo virtuale di OASIS per sfuggire all’inquinamento e alla sovrappopolazione che stanno distruggendo la Terra, peraltro dominata da una malvagia multinazionale intenzionata a conquistare anche OASIS.
La storia deve molto ai romanzi cyberpunk degli anni ’80 di William Gibson e Bruce Sterling. Narrazioni in cui si ipotizzava che l’avvento della realtà virtuale avrebbe prodotto effetti distruttivi sul mondo reale.
Le distopie sul web tra self-publishing e interactive fiction
Su Internet, le distopie vanno forte anche nel self-publishing. “Distopia” è infatti una delle parole più utilizzate nei tag delle storie su Wattpad. Spesso gli amori più struggenti – tema dominante del noto portale letterario – nascono in tempi disperati. Tempi, e ambientazioni, in cui c’è spazio anche per temi sociali rilevanti come il bullismo, i disordini alimentari, i conflitti familiari.
Invece, nella narrativa interattiva, genere a metà tra gioco e libro, dove prevale l’azione, sono preponderanti le distopie di genere. Storie del futuro, o dark fantasy come Dietro l’angolo di Paolo Lucchesi, in cui il male sembra aver trionfato. Almeno finché il giocatore non trova il modo di far vincere i buoni.
Marco Vallarino