Francesco Farfa

Intervista al dj toscano, bandiera d’Italia nel mondo della musica di tendenza

Francesco Farfa è il primo dj che ho intervistato, nel novembre del 2004 alla discoteca Pop 2000 di Diano San Pietro. In un certo senso ha contribuito a lanciare la mia carriera di fashion reporter della Riviera, che mi avrebbe permesso di trovare un lavoro e scrivere centinaia, e poi migliaia, di articoli sul mondo della notte.

Francesco Farfa

In realtà conoscevo Farfa già da tantissimo tempo. Ascoltavo i suoi strepitosi set di musica di tendenza – house, underground, progressive – dalla metà degli anni 90. Qualche volta ero andato a sentirlo anche all’Insomnnia di Ponsacco, una delle discoteche in cui girava di più.

Ogni volta che veniva a mettere i dischi in Liguria era una festa. Anche la serata al Pop fu fantastica. Prima di mettere i dischi, Farfa acconsentì a fare due chiacchiere con me sulla musica e tutto il resto. E qualche giorno dopo la mia intervista fece capolino sulle pagine culturali del Secolo XIX. La prima di una lunga serie, che nei mesi e anni successivi avrebbe incluso anche Claudio Coccoluto, Mario Scalambrin, Gianluca Motta, Christian Marchi e tanti altri.

Intervista a Francesco Farfa

Il Secolo XIX, 28/11/2004

“Se l’Inter avesse Farfa, vincerebbe sempre!” assicura Stefano prima di entrare nel locale. A Francesco Farfa, trentenne dj toscano ospite dei più prestigiosi club del mondo, gli apprezzamenti del pubblico non mancano mai. Il suo vero cognome è Casaburi, ma per tutti è la Farfalla Elettronica, che fa volare la gente sulle ali della sua musica sempre diversa, ma inconfondibile. House, techno, electro, trance, trip-hop, a volte sperimentale, sono i tipi di sonorità che propone ai Farfanatici: gli amici e i fan pronti a seguirlo in giro per l’Italia e oltre.

Da molti anni Francesco Farfa è uno dei deejay italiani più richiesti all’estero. Dopo aver cominciato giovanissimo a mettere i dischi nei piccoli club della Toscana, è arrivato a poco più di trent’anni a suonare in posti come il Ministry of Sound di Londra, l’Amnesia di Ibiza, la Locomotive di Parigi, il Vinyl di New York (su invito di Danny Tenaglia) e il Pacha di Buenos Aires, senza contare le partecipazioni a Love Parade e Street Parade. Ma Francesco non dimentica i Farfanatici sparsi per la Riviera e, almeno due volte all’anno, torna a suonare dalle parti di Imperia, come venerdì scorso quando ha messo i dischi al Pop di Diano San Pietro.

“Stasera seguirò un percorso di house elettronica,” ha annunciato Farfa prima di salire in consolle. “Ci saranno punte di techno soave e elettropop vocale, accenni acid e linee tribali subliminali. Per gli amici della provincia di Imperia voglio il meglio!”

Save the Planet, il primo dj set di Francesco Farfa in Riviera

Quando sei venuto a suonare in Riviera per la prima volta?

“Una decina d’anni fa a Ferragosto a Save the Planet, un rave sulla spiaggia di Riva Ligure, durato la bellezza di quattordici ore, dalle tre del pomeriggio alle cinque della mattina. È stata una delle feste più belle della mia vita. Ho suonato nel tardo pomeriggio, dietro un tramonto stupendo e davanti a tantissima gente che voleva divertirsi.”

Che rapporto hai con Imperia?

“Ottimo. Quando torno a Imperia, il pubblico mi dimostra tutto il suo affetto facendomi sentire sempre molto coinvolto. Qui c’è una voglia di divertirsi che non si trova dappertutto. E poi ci sono dei locali bellissimi, come questo. Molto underground e supercaratteristico allo stesso tempo. Quasi fiabesco, anche per la zona in cui si trova.”

La musica che proponi cambia da zona a zona?

“Generalmente no, ma ammetto che in Riviera, con questo pubblico appassionato e competente, posso sbilanciarmi di più, proponendo sonorità più avanguardistiche e particolari. L’importante è avere abbastanza spazio. Per proporre un percorso musicale sufficientemente organico devo suonare almeno tre ore.”

Francesco Farfa e l’amore per la Liguria

Da che cosa nasce questa predisposizione del pubblico ligure per la musica più ricercata?

“Secondo me dal contatto col mare, che trasmette apertura mentale e voglia di viaggiare e divertirsi. Qui ho trovato la gente più festaiola e solare in assoluto. Anche a Genova, dove ho sempre fatto delle feste fantastiche.”

Che cosa manca alle discoteche del ponente ligure per eguagliare il successo di quelle dell’Adriatico?

“In teoria nulla. Ci sono molti posti stupendi in cui andare a ballare e strutture alberghiere adeguate. In pratica manca la volontà, nel senso che qui si punta a un altro tipo di clientela, che alla discoteca preferisce altri svaghi. Forse è colpa dell’opinione pubblica, che non vede di buon occhio il popolo della notte. Ma anche così mi sembra che la gente riesca lo stesso a divertirsi e io, come molti altri, verrò sempre volentieri a suonare da queste parti.”

Marco Vallarino