Recensione dell’antologia pubblicata nel 2004 da No Reply per promuovere i diritti civili (anche) dei cittadini extracomunitari
Cittadiniamoci è l’invito rivolto ai lettori dagli autori di Ho diritto ai diritti (ed. No Reply, 128 pagine, € 10). Il libro è una raccolta di racconti e poesie dedicata alla difesa e alla promozione dei diritti civili, troppo spesso calpestati, con un occhio di riguardo per i cittadini extracomunitari, da sempre i più tartassati. Ma Cittadiniamoci è anche il nome di un progetto promosso dalla associazione Pratika di Millano, che comprende una vasta campagna di promozione dei diritti, con manifesti, volantini e la partecipazione di alcuni volti noti del mondo dello spettacolo.
Come il cantante Pau dei Negrita, Gianmarco Tognazzi, Carlo Lucarelli, con slogan che riprendono articoli della Costituzione italiana: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento oppure Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge. E poi seminari nelle scuole, una mostra internazionale d’arte a Pasqua nel centro storico d’Arezzo, interventi formativi, vari altri eventi e, ovviamente, il libro pubblicato da No Reply. La piccola casa editrice milanese è nata nel 2003 come “spazio di interazione tra editoria, musica, video e grafica per riflettere (sul)la cultura contemporanea in maniera trasversale, attraverso la ricerca sulla lingua e il crossover tra generi musicali”.
Federico Batini, direttore di Pratika e curatore della raccolta insieme a Simone Giusti, spiega: “In questo periodo di arretramento dei diritti e di disinformazione anche l’arte deve essere chiamata a dare un contributo “civile”. Insomma crediamo sia giunta l’ora di uscire dalla contemplazione del proprio ombelico per guardarsi un po’ intorno.”
I racconti scritti per Cittadiniamoci
Nel primo racconto, “Tu sei mia” di Marco Vichi, facciamo la conoscenza di Goran, bosniaco in fuga dagli orrori della guerra, che da Fiume riesce a arrivare a Trieste, grazie alla generosità di un contrabbandiere, e si innamora della commessa di un negozio di abbigliamento, ritrovando emozioni e speranze che credeva perdute per sempre.
“Mio figlio” di Alessandro Bertante è la storia di Said, un marocchino in coda alla posta che, in mezzo a gente che lo guarda male e si lamenta per la noia dell’attesa, ripercorre tutti i sacrifici fatti per poter essere lì, ad aspettare di mandare i pochi soldi guadagnati in Italia ai familiari rimasti in Africa.
Il protagonista de “Il latte” di Andrea Cotti si chiede invece come mai Osama bin Laden non usi il proprio denaro per aiutare i fratelli in difficoltà, invece che per la Guerra Santa. Se fosse per lui il piccolo Akeem morirebbe di fame, ma per fortuna l’«infedele» Andrea ha sempre una bottiglia di latte da dare all’amico marocchino.
“Abdou” di Laura Barile è un giovane senegalese che, nel viaggio verso l’Italia, ripercorre – al contrario – l’esperienza degli antenati, portati in America come schiavi dai negrieri europei e americani. Adesso è lui a scegliere di partire, in cerca di un futuro migliore.
In “Au revoir” di Gianluca Mercadante, un famoso scrittore di storie di guerra tenta di flirtare con la giornalista che lo intervista al ristorante. Peccato venga interrotto dalla edizione straordinaria del telegiornale che segnala l’attentato alle Torri Gemelle.
Tra le poesie spicca “Iraq” di Dan Fante – figlio del più noto John – dedicata, ma tutt’altro che lusinghiera, alla presidenza Bush.
In conclusione una antologia che unisce i buoni propositi a un adeguato lavoro di ricerca e selezione dei testi, quasi sempre efficaci e originali nonostante i continui riferimenti all’11 settembre e gli inevitabili alti e bassi.
Marco Vallarino
Nota del 2019. Una presentazione di Ho diritto ai diritti fu organizzata a Imperia – la mia città – nella primavera del 2005. L’evento, abbinato a una cena “esotica”, fu ospitato dal circolo Arci Guernica alla Fondura di Porto Maurizio, allora meta culturale assai popolare. Nell’occasione ebbi modo di affiancare l’editore Leonardo Pelo e uno degli autori del libro, Stefano Massaron, nel dialogo col pubblico. Fu una serata vivace, che vide la partecipazione di un folto pubblico, in un periodo in cui a Imperia sembrava esserci ancora interesse per i progetti letterari a sfondo sociale.