Racconto umoristico scritto per Il Secolo XIX del 5 febbraio 2005
C’è l’acqua rossa a Caramagna, non si può bere né utilizzare per lavare o cucinare. Maria però ci annaffia le piante del terrazzo senza problemi. Ma che cos’è quel gorgoglìo alle sue spalle? Maria si gira e vede una fanghiglia rossastra strisciare tra i ciuffi di salvia, sulla terra appena bagnata. Si avvicina, la tocca con il becco dell’annaffiatoio ed è l’ultima cosa che fa. La fanghiglia salta sull’annaffiatoio e si arrampica fino a raggiungere la mano della donna. Maria grida, corre in casa per chiamare aiuto, ma è troppo tardi. La melma le sta già divorando il braccio, ingrossandosi a vista d’occhio. Della donna non rimarrà niente, mentre la fanghiglia striscia sotto la porta dell’appartamento in cerca di nuove vittime.
Nata chissà come dal contatto della terra con l’acqua contaminata dai residui di ferro e manganese presenti nei tubi dell’acquedotto, la vorace onda rossa precipita pianerottolo dopo pianerottolo verso l’androne e la strada. I passanti la osservano dapprima perplessi, poi spaventati. Provano a scappare, ma l’onda li travolge uno dopo l’altro, avanzando inarrestabile lungo le strade del rione e oltre, fino a Cantalupo, Dolcedo, Torrazza, Piani. Dalla Fondura di Porto Maurizio a via Cascione il passo è breve. Il blob assalta i bar, i ristoranti, i negozi e gli uffici senza che niente possa fermarlo. Se non scomparissero nella sue enorme massa gelatinosa, le vittime si conterebbero a centinaia, al Parasio, alla Foce, alla Marina. Manca poco ormai al palazzo del Comune.
La fanghiglia rossa divora uscieri e donne delle pulizie, poi raggiunge la sala consiliare per una scorpacciata di sindaci, assessori e consiglieri. Ritorna sull’Aurelia e si muove verso Oneglia. Presto piazza Dante sarà più rossa di quella di Mosca.
Il blob avanza, ma ancora per poco. Sulla strada c’è qualcosa che lo disturba. È il vecchio Pino, che se ne va a spasso tirando ampie boccate dal suo sigaro puzzolente. Impossibile mangiare una cosa così schifosa – è proprio vero che il fumo toglie l’appetito – meglio girare al largo.
Ma ormai gli onegliesi hanno scoperto il punto debole del mostro e vanno al contrattacco. Portano in strada i più accaniti fumatori della città e li costringono a fumare tutto quello che trovano, dal tabacco alla marijuana al tè alle gambe dei tavoli. Un appassionato di fantascienza si rolla i libri di Asimov. “Così mi piacciono di più!” commenta.
La puzza di fumo riduce la dimensione del blob sempre più, fino a farlo sparire del tutto. È la grande rivincita dei fumatori, usciti dal ghetto dove il divieto li aveva spediti per salvare la città. Se il sindaco fosse ancora vivo, Pino si beccherebbe una medaglia, ma per tutti è lo stesso un eroe. Almeno fino al giorno dopo, quando un vigile lo becca a fumare nel bar sotto casa. “Non può farmi la multa” dice il vecchio, “ho salvato la città col mio sigaro!”
“È vero” ammette il poliziotto, “ma adesso è la città che deve salvare lei!”
“E come?”
“Aiutandola a smettere di fumare!”
Pino spegne il sigaro, paga la multa e pensa che è proprio un peccato che il blob non sia arrivato in via Spontone, al comando dei vigili urbani.
Marco Vallarino