Racconto noir pubblicato su La Riviera del 23 gennaio 2004
Scritto in principio per un ebook del sito La Tela Nera, questo racconto è stato poi pubblicato anche sul settimanale La Riviera di Sanremo con il titolo “Senso di colpa”. (Probabilmente perché “Fuochi d’artificio” era considerato troppo macabro per l’occasione.) Uscì il 23 gennaio 2004 nella rubrica Leggende metropolitane, storie possibili e impossibili, che tenevo allora per il settimanale di Andrea Moggio. Il direttore mi aveva appunto chiesto una storia sugli incidenti di caccia che capitavano spesso in quel periodo. Spari accidentali o imprecisi che mettevano (e mettono) a repentaglio la vita degli escursionisti e degli stessi cacciatori. Io però, anziché scrivere delle vittime, preferii usare questo racconto noir per mostrare cosa può accadere a chi spara “per sbaglio”.
Buona lettura!
Racconto “Fuochi d’artificio”
La Riviera, 23 gennaio 2004
“Forse non avrei dovuto sparare a quella donna” si lamenta Luca, rinchiuso in una fetida cella. Si è beccato 5 anni per lesioni gravi e sarebbe andata anche peggio se la donna fosse morta. Ma quel giorno il capo gli aveva fatto il culo al lavoro. Al parcheggio, gli avevano di nuovo rigato la macchina. A casa, mentre guardava la partita, la tv si era spenta e non si era più riaccesa. Uscito per tornare al lavoro e passare l’ennesima nottataccia, aveva trovato Paola, stravolta.
“Stavo venendo da te” gli aveva spiegato. “Dobbiamo parlare.”
Aveva parlato quasi solo lei per dirgli che era finita. Non poteva più stare ai suoi orari di agente della Digos, sempre in giro chissà dove. Aveva un altro ed era felice. Luca si era arrabbiato. L’aveva insultata, afferrata, sbatacchiata, ma non volerla farle del male.
Poi quella vecchia pazza si era messa in mezzo. Dopo avergli urlato contro, lo aveva preso a borsettate.
La pistola era quasi uscita da sola dalla fondina, come il proiettile dalla canna. Si era accorto di aver sparato solo quando aveva visto il sangue. Per fortuna l’aveva presa di striscio, ma ormai il danno era fatto.
Bang!
Quanto tempo è passato dall’ultima volta che gli hanno portato da mangiare? Il piatto vuoto sembra lì da ore. Non ha voglia di leggere e ha già fatto abbastanza ginnastica per oggi. Allora apre la finestra e osserva la strada affollata oltre le sbarre. Tra i passanti nota un vecchio amico, Aldo. Lo chiama: “Aldo!” urlando per farsi sentire.
La testa di Aldo esplode. Una quantità di sangue mista a materia cerebrale schizza sui volti e gli abiti dei passanti, ma nessuno se ne preoccupa.
Luca inorridisce. Chi può aver sparato al suo amico? Scruta la folla e vede Anna, la cameriera del bar sotto casa.
La chiama, per metterla in guardia: “Anna!” Ma anche per lei non c’è scampo. Bang! La sua testa salta in aria come un fuoco d’artificio.
Luca alza gli occhi sui palazzi di fronte, per scovare il cecchino, ma tutto gli appare sfuocato. Torna a guardare la strada e si accorge di Paola.
Paola! Non può chiamarla, altrimenti il cecchino le sparerà. Ma deve trovare il modo di salvarla. Esamina la cella, in cerca di ispirazione. Afferra il rotolo di carta igienica posato vicino al gabinetto e torna alla finestra. Prende la mira e tira. La carta igienica vola sulla strada, srotolandosi piano. Cade proprio davanti a Paola.
La ragazza guarda in alto per vedere da dove sia piovuto il rotolo. Lo vede e grida: “Luca!”
Luca si sveglia un attimo prima che la sua testa esploda.
Marco Vallarino
Leggi altri racconti: