Racconto umoristico pubblicato sul settimanale La Riviera del 9 gennaio 2004
Il registro della pipì. Un quaderno su cui gli studenti del liceo scientifico devono scrivere nome, cognome e l’ora in cui ritirano la chiave per andare ai servizi, firmando sotto lo sguardo vigile dei bidelli. Colpa dei teppisti che, al termine dello scorso anno scolastico, hanno devastato i bagni della scuola per “festeggiare” la fine delle lezioni. Porte sfasciate, muri imbrattati, lavandini divelti. Migliaia di euro di danni che la Provincia ha pagato solo dietro la promessa che un fatto del genere non si sarebbe più ripetuto.
Ecco allora che la preside decide di sorvegliare gli accessi ai servizi per scoraggiare altre simili iniziative. Questo almeno è quello che ho letto sulla Riviera poco tempo fa. Una versione ufficiale che non mi convince affatto, soprattutto pensando a quante cose si possono fare con una firma. Così ho pensato alla preside che paga qualcuno perché, nel marasma dell’ultimo giorno di scuola, demolisca i bagni oltre ogni ragionevole spirito goliardico. Scoppia il caso, arriva l’idea del registro e, alla ripresa delle lezioni, i ragazzi cominciano a firmare. Sono quattrocento tra varie classi e sezioni e, presto o tardi, tutti devono andare in bagno, per fare pipì, lavarsi le mani, rifarsi il trucco, fumare una sigaretta.
666 firme posson bastare per il registro della pipì
Sono tante quattrocento firme, ma non abbastanza. Ne mancano ancora più di duecento per riscattare l’anima di Laura. La figlia della preside, che ha fatto un patto col diavolo per essere la prossima velina bionda di Striscia la notizia. Ma poi si è pentita, pensando che sarebbe stato meglio sfondare nel cinema come Monica Bellucci, ed è corsa a piangere dalla mamma. Che ha subito chiesto al Maestro un modo per rimediare.
“Ciò che fatto è fatto” ha risposto serafico l’uomo, avvolto in un mantello di raso nero, gli occhi che scintillavano diabolicamente. “Ma due anime sono meglio di una e tre sono meglio di due. E allora perché non seicentosessantasei? con tutta la gente che gira a scuola! Datti da fare, mamma, e vedrai che tutto si sistemerà.”
“Ma come li convincerò a firmare?”
“Il modo lo troverai, ne sono certo.”
“Ma è impossibile che accettino di firmare col sangue.”
“Il sangue non c’entra niente, fa solo scenografia, come la piuma d’oca e la pergamena. L’importante è che siano sicuri di ciò che vogliono.”
Cedo la mia anima in cambio del permesso di andare in bagno, scriverà la donna in cima a ogni pagina del registro della pipì, col solito inchiostro simpatico. Peccato non poter far firmare anche bidelli e professori. Niente però le impedisce di arrotondare in giro, con i banchetti per i bambini poveri, i malati di AIDS, la riforma delle pensioni.
Quando scappa, scappa
Tocca a Loredana, un’esile biondina dai grandi occhi azzurri, mandare tutto all’aria. L’altra figlia della preside, al secondo anno di giurisprudenza, passata a scuola per parlare un attimo con la madre. Ma la donna è al telefono e Loredana non ce la fa più. Le scappa la pipì, deve assolutamente andare in bagno. “Firmi qui per la chiave” le intima un bidello che sembra il gobbo di Notre Dame. La ragazza obbedisce, poi schizza su per le scale.
“Dove eri finita?” chiede la madre quando la vede tornare.
“In bagno” risponde la figlia riconsegnando la chiave. “Mamma, che hai? sei pallida come un cencio.”
“Niente, cara. Sono solo un po’ stanca. Che cosa volevi dirmi?”
Loredana esce dalla scuola con cento euro in più nella borsa. La preside maledice il bidello zelante e torna in ufficio. Cancellare la firma della figlia o strappare la pagina non servirebbe a niente. Ciò che è fatto è fatto. Meglio non sfidare le forze del Male. Ma come trovare altre seicentosessantasei anime?
La donna fa un paio di telefonate, poi irrompe nell’ufficio della segretaria. “Scriva questa lettera” ordina prima di cominciare a dettare: “Cari genitori, vi preghiamo di restituire firmato il modulo allegato per ricevere una copia gratuita dell’opuscolo Una scuola per crescere, un’esauriente guida alla riforma della scuola…”
Marco Vallarino
Leggi altri racconti umoristici: