Racconto di Pasqua pubblicato su Il Secolo XIX del 30 marzo 2002

“La messa di Pasqua è la più importante di tutte” dice Mattia ai suoi amichetti, riuniti in circolo intorno a lui nell’intervallo delle dieci e mezzo. “Don Tonino ha detto che dovremo essere almeno in sei e sabato pomeriggio, dopo la scuola, dovremo andare a fare le prove in sacrestia. Ci saranno un sacco di cose da fare: io farò quelle più difficili ma anche voi dovete fare la vostra parte. è la nostra prima messa di Pasqua e dobbiamo fare bella figura.”
I bambini annuiscono volenterosi e sorridono devoti a Mattia. È il primo della classe, il più bello, il più intelligente, il più simpatico. Insomma, il migliore chierichetto che la parrocchia di San Giovanni possa vantare. Solo Federico non è convinto delle capacità del suo compagno. “Guarda ‘sto scemo” pensa mentre esce dall’aula per andare in bagno. “Ma chi si crede di essere!”
Mattia e Federico, i duellanti
Anche Federico va alla grande come chierichetto: gli piace e ci si dedica con grande abnegazione, ma il caschetto biondo, gli occhi azzurri, l’espressione dolce, i movimenti aggraziati, quasi effeminati, i vestiti puliti e ordinati, la gentilezza e la pacatezza di Mattia lo tengono nell’ombra. Federico lo sa, ha un aspetto troppo selvatico per piacere, con i capelli nerissimi sempre arruffati, gli occhi spiritati, il fisico robusto, troppo robusto, le movenze sgraziate, i vestiti sporchi e stazzonati, le unghie nere, le ginocchia e i gomiti sbucciati, ma a nove anni appena compiuti proprio non riesce a farsene una ragione.
È arrabbiato più che invidioso: la messa di Pasqua sarà una gran faticata e il suo impegno dovrebbe avere il giusto riconoscimento. Invece, come sempre, Mattia si prenderà tutti gli elogi e a Federico non rimarrà che il commento scocciato di sua madre: “Non te la sei cavata male, figliolo. Certo, però, che Mattia è proprio bravo.”
«Bravo, una mado… un corno!» sbotta Federico facendo la pipì fuori dal gabinetto per ripicca. Se lo sapesse Don Tonino gli darebbe cinque Pater e due Ave per punizione, ma la pipì è sua e Federico ci fa quello che vuole. Neanche Mattia riesce a pisciare così lontano!
Mancano tre giorni alla Pasqua quando Federico invita Mattia a casa sua. Devono iniziare a fare i compiti delle vacanze e la mamma di Federico è ben contenta che suo figlio studi con quella «perla«. Anche Mattia è contento, ma per un altro motivo: a casa di Federico, una deliziosa villetta immersa nel verde delle cascine, c’è il Grattacielo, una piccola costruzione in legno, paglia e lamiera eretta su un albero del giardino. è così emozionante salire la scaletta di legno e stare lassù, a guardare tutti dall’alto, a disegnare, a giocare a dadi, a carte, a parlare di cose fantastiche e segretissime o anche solo a studiare.
L’esecuzione
I due chierichetti più talentuosi della parrocchia studiano e fanno i compiti di buona lena, ma Federico non ha invitato Mattia solo per quello. Alla fine di un esercizio di matematica particolarmente lungo e difficile, i due bambini si prendono una piccola pausa e Federico dice a Mattia: “Ehi, hai visto che cosa c’è laggiù?”
“Dove?” chiede Mattia avvicinandosi al bordo della costruzione. Accade tutto in un attimo: Federico è molto piú grosso di Mattia e gli basta una spinta decisa per farlo precipitare. Una volta tanto è fortunato. Il diavolo fa le pentole e le pietre su chi cade dagli alberi batte la testa. Mattia muore sul colpo e a Federico non resta che scendere dall’albero (lentamente, molto lentamente, per evitare di cadere e farsi male), correre dalla mamma, piangere e gridare a squarciagola che Mattia è caduto. Una disgrazia, diranno tutti. Una grazia, penserà Federico. Se Don Tonino sapesse come sono andate veramente le cose gli darebbe qualcosa come mille Pater e cinquecento Ave. Federico calcola che, con una media di due al giorno, dovrebbe farcela tranquillamente in poco piú di due anni e non si preoccupa più di tanto.
La messa di Pasqua è un trionfo. Federico fa il vuoto. Porta la croce all’altare, agita il turibolo dell’incenso ogniqualvolta ce ne sia bisogno e suona il campanello al momento della consacrazione. Durante la Comunione, le bambine si mettono nella fila dove c’è lui a tenere il piattino. Federico gongola (e ammicca a tutte). Sua madre è in visibilio e anche i genitori di Mattia lo guardano ammirati, tra una lacrima e l’altra.
Alla fine della messa, Federico si toglie la tonaca e sorride soddisfatto. Nessun dubbio sul fatto che sia lui il migliore, adesso. Tutti lo abbracciano e gli fanno i complimenti, poi Don Tonino lo prende in disparte. Si fa serio serio mentre gli parla. Federico ascolta tutto e annuisce serafico. Martedì ci sono i funerali di Mattia e un chierichetto bravo come lui non può proprio mancare.