La rivincita

Racconto noir scritto per Noir Magazine n. 5, luglio/agosto 2006

Il vicolo era pericoloso, ma lui di più. Almeno questo era ciò che pensava prima che qualcuno uscisse dall’ombra per puntargli una pistola alla schiena. «Felice di rivederti, agente Sinclair» lo salutò una voce vagamente familiare. «Soprattutto stasera. Purtroppo però non ho tempo di fermarmi a fare due chiacchiere, perciò dammi subito il dvd e non fare scherzi.»

«L’ho lasciato in macchina» rispose l’altro girandosi a guardarlo, ancora col sacchetto del Fish & Chips in mano. Era proprio Victor Mella, il massiccio agente della Gilda caduto in disgrazia dopo che Sinclair gli aveva mandato in malora due missioni particolarmente importanti a Berlino e Francoforte. Un pachiderma buono a nulla, che faticava pure a tenere allacciate le stringhe delle sue Timberland, ma che al momento non sembrava passarsela tanto male.

«Su le mani!» intimò agitando l’arma.

Sinclair obbedì sollevando il sacchetto del Fish & Chips sopra la testa, mentre l’altro gli frugava nelle tasche dei jeans e della giacca di pelle senza togliergli gli occhi di dosso. «Devi essere molto sicuro di te per andare in giro disarmato» commentò alla fine, stringendo in mano le chiavi dell’auto. «Adesso vai in macchina e prendi quel dvd.»

Rob Sinclair si avviò verso la Porsche Cayman S parcheggiata quasi in fondo al vicolo. Prima che potesse anche solo pensare di toccare la portiera e far suonare l’antifurto, Mella aveva già premuto il tasto per disattivarlo e sbloccare l’auto. Entrò nella macchina e si spinse verso il vano portaoggetti del cruscotto, dove teneva il dvd. L’agente della Gilda si avvicinò alla Porsche per continuare a tenerlo sotto tiro attraverso il finestrino, senza considerare che probabilmente era infrangibile. Sinclair lo guardò in cagnesco, col cd in mano, poi gli spinse addosso la portiera schizzando fuori dalla macchina come una palla di cannone. Mella incassò il colpo indietreggiando appena di qualche passo e senza mollare la presa sull’arma, ma ormai Sinclair gli era addosso. Avrebbe potuto sparargli con la pistola celata nel vano segreto sotto il cruscotto, invece preferì saltargli sopra per tempestarlo di pugni in faccia. L’altro però non ci mise molto a scrollarselo di dosso, mandandolo a sbattere contro la fiancata dell’auto e mettendolo di nuovo sotto tiro. Raggiunse l’abitacolo e allungò l’altra mano sul sedile per recuperare il dvd, che scomparve in una tasca del cappotto.

«Molto bene» commentò poi tamponandosi il sangue che gli colava da un taglio sullo zigomo. «Hai fatto il tuo numero, adesso puoi pure uscire di scena.»

Fece per premere il grilletto, ma Sinclair non batté ciglio. Sapeva che non l’avrebbe mai fatto.

Mella si lasciò andare a una risata sguaiata, poi spiegò: «In effetti credo proprio che la tua organizzazione troverà un modo peggiore per punire la tua negligenza. Londra è una delle città più malfamate d’Europa, come hai potuto fermarti in un posto del genere solo per andare a prendere da mangiare? Stavolta hai perso, Sinclair!»

«Aspetta a cantare vittoria, Mella!» ribatté l’altro incrociando le braccia in segno di sfida. «E comunque siamo sempre due a uno per me.»

«Taci, verme!» sbottò l’altro arrossendo. «Per oggi ne hai già combinate abbastanza. Cosa speravi di ottenere accordandoti con Peterson? Sapevamo che si sarebbe venduto, era un pezzo che lo tenevamo d’occhio. A Westminster non vi ho perso di vista un solo istante.»

«Ho capito. Dopo aver notato le tue brillanti doti di spia a Berlino e Francoforte, hanno deciso di farti fare il babysitter!»

«Silenzio! Sai benissimo che a Berlino…»

«A Berlino sei stato un cretino.»

«E a Francoforte…»

«A Francoforte ti sono andate tutte storte.»

«Però adesso ti ho beccato, Sinclair. E comunque ti sarebbe andata male lo stesso, i codici che ti ha dato Peterson sono tutti fasulli ormai.»

«Così fasulli che sei venuto fin qui a recuperarli.»

«Pensa pure quello che ti pare, caro Fante di Picche dei miei stivali. Intanto ti auguro buon appetito e, soprattutto, buona notte. Sono sicuro che ti divertirai parecchio stanotte» concluse Mella. Chiuse la macchina, infilò le chiavi in tasca e abbandonò il vicolo sghignazzando.

«Imbecille» sentenziò Sinclair infilandosi sotto la Cayman per attivare l’apertura di emergenza. Salì bordo e digitò il codice segreto di accensione, controllando poi sul monitor del cruscotto dove stesse andando Mella. L’agente della Gilda, con in tasca la microspia che Sinclair gli aveva piazzato durante la colluttazione provocata ad hoc, si dirigeva fuori città, verso la Motorway. Più che recuperare il dvd con i codici della Gilda – che con la dipartita di Peterson sarebbero certamente cambiati – al Fante di Picche interessava sapere a chi Mella avrebbe consegnato il bottino. Sicuramente a un pezzo grosso dell’organizzazione, che Sinclair avrebbe incontrato più che volentieri. Uscì dal vicolo come un leone dalla gabbia, ansioso di agguantare la preda e far scorrere il suo sangue.

Guidarono per tutta la notte, a una manciata di miglia l’uno dall’altro. Northampton, Leicester, Nottingham, Sheffield, la M1 sembrava non finire mai, il grande cartello The North si ripeteva di continuo, come l’apparizione di un fantasma in un castello maledetto. Alle prime luci dell’alba, quando ormai Sinclair era convinto che la destinazione di Mella fosse Edimburgo, il pachiderma lasciò l’autostrada per inoltrarsi nella campagna scozzese.

La stradina passava tra cottage simili a scatole di costruzioni e pascoli verdi come la speranza di vincere alla lotteria, diretta chissà dove. Il limite di trenta miglia orarie era indicato ripetutamente sull’asfalto, eppure Sinclair sfrecciava a oltre cento chilometri all’ora, accanto a siepi rettangolari tagliate a puntino e bassi muretti di pietra scura, per stare dietro a Mella. Un ciclista che si manteneva in forma pedalando sul ciglio della strada alle sei del mattino avvertì chiaramente lo spostamento d’aria causato dal passaggio delle due auto.

Svoltarono a destra e poi a sinistra e finalmente Sinclair capì dove stavano andando. Il cartello della Rosslyn Chapel spiccava all’uscita della rotonda che aveva appena imboccato. Sull’ampio sterrato davanti al negozio di souvenir era parcheggiata una BMW Z4, ma Sinclair non fece in tempo a vederla che subito un proiettile rimbalzò sul parabrezza della Cayman. Questa volta Mella faceva sul serio. I vetri della sua auto però non erano a prova di proiettile, così quando il Fante di Pacche mandò in frantumi il lunotto posteriore della BMW, l’agente della Gilda si precipitò fuori dall’auto per cercare riparo nella boscaglia circostante.

Sinclair lo seguì aggirando il perimetro della cappella costruita dai templari nel 1446. Ben prestò si trovò davanti a un piccolo cimitero, circondato dalla campagna e tagliato a metà da una stradina che si perdeva nel folto del bosco. Sul lato destro, tra le lapidi si stagliava il bianco quasi abbagliante di alcuni ciliegi in fiore, mentre a sinistra, al di là di un pesante cancello arrugginito, sul prato umido di rugiada spiccava solo il grigio delle tombe. Conoscendo il cattivo gusto di Mella, Sinclair si infilò a sinistra riparandosi subito dietro la lapide di un contadino morto da quelle parti nel 1815. Si sporse un attimo per cercare di capire dove si fosse rintanato l’altro e immediatamente una pallottola fischiò a pochi centimetri dalla sua testa. Arrivava da uno spesso obelisco all’altro capo del prato, impossibile da raggiungere senza scoprirsi. Almeno da quella parte…

Sinclair schizzò verso il cancello e infilò la pista che scendeva verso il bosco, tra le mura di cinta del cimitero. Avanzò fino a raggiungere una stretta apertura, chiusa da una bassa inferriata. Appiccicato all’obelisco, Mella guardava da tutt’altra parte, con la pistola in pugno e un’espressione decisamente preoccupata sul volto. Sinclair prese la mira tra le sbarre e sparò. Il proiettile si conficcò nella pietra dell’obelisco, a pochi centimetri dalla spalla di Mella. Che, anziché rispondere al fuoco, si diede di nuovo alla fuga verso il cancello del cimitero. Ma la sua corsa durò poco. A metà strada il bestione inciampò nei lacci delle Timberland, di nuovo slacciati, e rotolò per terra come un sacco di patate marce. Sinclair sparò ancora e stavolta lo centrò al braccio. L’agente della Gilda guaì e lasciò andare la pistola. Tentò di rialzarsi, ma la vista della pistola di Sinclair lo inchiodò al prato.

«Dammi un buon motivo per non ammazzarti» lo apostrofò il Fante di Picche.

«Te ne darò due» replicò Mella, pallido e ansimante. «Il primo è che i codici del dvd sono ancora validi. Nessuno della Gilda sa che Peterson ha tradito. Io lo seguivo per conto mio, volevo convincerlo a passare con me a un’altra organizzazione per dimostrare alla Gilda che non sono un buono a nulla. E questo è il secondo motivo. Se vuoi possiamo fare a metà. Conosco qualcuno da queste parti che sarebbe molto felice di mettere le mani su questo dvd.»

«Chi sarebbe?»

«Peter Norton del Rosslyn Trust. Lui e altre persone vogliono mettere in piedi una nuova organizzazione, ripristinando l’ordine dei Templari. Il successo del Codice da Vinci ha portato nelle loro casse molti soldi e un sacco di conoscenze interessanti. Sono in tanti nel mondo a volere la rovina della Chiesa o perlomeno un ridimensionamento del suo potere.»

«Stai dicendo che Dan Brown è un agente di questi nuovi Templari?» Sinclair non credeva alle sue orecchie.

«È così» confermò l’altro.

Il Fante di Picche sospirò. «Bene, adesso dammi il dvd.»

«È in macchina» annunciò Mella. «Ma che cosa pensi di fare ora?»

«La cosa migliore per te.»

«E cioè?»

«Eviterò che tu faccia altre brutte figure» concluse Sinclair sparandogli un colpo in mezzo agli occhi. «Complimenti, Victor, finalmente sei capitato al posto giusto nel momento giusto. E poi avevi ragione, stanotte mi sono proprio divertito.»

Gettò una carta del Fante di Picche sul cadavere, poi uscì dal cimitero e tornò alle macchine. Entrò nella BMW per cercare il dvd, ma non lo trovò da nessuna parte. Iniziò a girare attorno all’auto per cercare ulteriori, possibili nascondigli, quando notò che c’era qualcosa infilato sotto un tergicristallo della Porsche. Un fazzoletto di raso nero. Il simbolo delle Ombre, la più oscura e brutale tra tutte le organizzazioni conosciute.

Marco Vallarino