Il sarchiapone

Racconto umoristico scritto per La Riviera del 13 febbraio 2004

Il sarchiapone è un animale inventato, reso celebre in Italia da uno sketch televisivo del 1958. La scena, con Walter Chiari, Carlo Campanini e Ornella Vanoni, si può vedere su YouTube in una riedizione del 1974. Sarchiapone è anche il titolo dell’edizione italiana di un racconto di fantascienza di Erik Frank Russell, Allamagoosa, peraltro vincitore del premio Hugo. E naturalmente il sarchiapone è lo strano “cane” che George Anderson incontra in Sogno di Sangue e che Lance Lloyd può mangiare arrosto in Luci della finanza.

Il sarchiapone, un racconto umoristico

Ma prima di utilizzare il sarchiapone come “personaggio” e “piatto” in due delle mie avventure testuali, è capitato anche a me di scrivere, nel 2004, una storia su questo animale “particolare”. Era il periodo in cui il direttore Andrea Moggio del settimanale La Riviera di Sanremo mi aveva affidato la rubrica delle Leggende Metropolitane. Racconti “impossibili” (e perlopiù umoristici) ispirati ai fatti di cronaca locale e che però potevano spaziare anche nel fantastico, come tanti anni prima aveva fatto Dino Buzzati sulle pagine del Corriere della Sera.

La Talpa e L’Orologio

Nel febbraio di quell’anno il centro sociale La Talpa e L’Orologio di Imperia, occupato nel 1990, era di nuovo a rischio sgombero. Così il direttore Moggio mi chiese di scrivere un racconto che mostrasse come gli occupanti si stessero preparando all’eventuale abbandono – poi scongiurato – dell’ex banca di viale Matteotti. Il sarchiapone saltò fuori (e dentro la storia) anche perché a quei tempi c’erano molte azioni di protesta contro la vivisezione e gli esperimenti sugli animali in laboratorio.

Alla Talpa e L’Orologio, sia nella vecchia sede che in quella nuova di Barcheto, ho partecipato a un sacco di eventi. Concerti, dj set, presentazioni di libri, spettacoli teatrali, conferenze, tavole rotonde che non avremmo mai visto a Imperia senza lo sforzo organizzativo della Talpa. Si tratta perciò di una realtà a cui mi sento molto legato. Per questo voglio dedicare la ripubblicazione di questo vecchio racconto sul mio sito, nel 2020, ad alcuni amici che non ci sono più: Marco Beltrami, Paolo Odello, Carlo Trucco, Pasquale Indulgenza. Chi come me è di Imperia li ricorderà senz’altro.

E ora buona lettura!

Il sarchiapone

La Riviera, Sanremo, 13 febbraio 2004

Stavolta sembra non esserci scampo. Dopo tanti falsi allarmi, il centro sociale occupato autogestito “La talpa e l’orologio” è a un passo dallo sgombero. L’immobiliare che ha rilevato la proprietà del palazzo di viale Matteotti, sede del centro, pare decisa a prendere possesso dei locali al più presto. Quindici anni di concerti, conferenze, rappresentazioni teatrali, proiezioni di film, presentazioni di libri potrebbero non bastare a garantire uno spazio alternativo agli occupanti.

“Certo che ne abbiamo fatto di cose in questi anni” mormora Piero, uno dei frequentatori storici del centro, passeggiando per la sala concerti.

“Anche troppe, per una città morta come Imperia” replica Angelo, che sta pensando di prendere la seconda laurea per tornare a vivere a Genova.

“E adesso dove andremo?” chiede Lorenzo, un basettone tappezzato di tatuaggi e piercing.
“Da qualche parte andremo, vedrai” risponde Piero. “Magari occupiamo il vecchio stabilimento della Sasso, a Oneglia.”

“Bello schifo!”

“E lui?” interviene Lara, seduta in un angolo a leggere un giornale. “Dove andrà?”

Lui

“Lui chi?” domanda Lorenzo, sistemandosi un dreadlock dietro l’orecchio.

“Lui, lui!” ripete la ragazza indicando la rampa di scale che scende nei sotterranei dell’edificio.

“Ah, Jerry!” esclama Lorenzo.

“Il sarchiapone!” chiosa Piero ridacchiando.

“Dài, non chiamarlo così” l’apostrofa Lara, alzandosi.

“Beh, sempre meglio sarchiapone di mostro.”

“Ecco, appunto.”

“Jerry, si chiama Jerry” insiste la ragazza.

“Si chiamava” ribatte Piero ostinato. “Come puoi chiamarlo così adesso? Predator e Alien sarebbero più indicati.”

“Non dire così! non è mica cattivo.”

“E meno male! pensa se lo fosse.”

“Come si chiamava la ragazza che l’aveva portato qui?” si intromette Angelo.

“Alice. L’aveva preso durante un assalto a un laboratorio in cui facevano esperimenti sugli animali. Ma i suoi non volevano animali in casa, così lo ha portato qua. Lo ha chiamato Jerry, sperando che imparasse a difendersi dai gatti come il topo del cartone. All’inizio sembrava normale. Poi ha iniziato a crescere e a mutare. Adesso ha un aspetto orribile, ma non è feroce. Lo teniamo in cantina solo per evitare casini con chi viene qui.”

“Chissà cosa gli hanno fatto in quel laboratorio” commenta Angelo.

“E la ragazza che fine ha fatto?” chiede Lara.

“È morta di vaiolo dopo l’assalto a un altro laboratorio” risponde Piero.

“Poverina! Comunque non mi avete risposto. Che ne faremo di lui se ci mandano via?”

“Beh, verrà con noi” annuncia Lorenzo. “Troveremo il modo di farlo uscire di qui senza che nessuno lo veda.”

“E poi? lo rinchiuderete in un’altra cantina? Io credo che sia ora di ridargli la libertà.”

Lorenzo sgrana gli occhi. “Sei impazzita? un affare del genere in giro per la campagna finirebbe impallinato in men che non si dica.”

“Ma è solo un topo!”

“Sì, un topo grosso come un pitbull, ricoperto di squame grigiastre! sai che trofeo sarebbe per un cacciatore?”

Lieto fine

“Questo non toglie che abbia diritto anche lui a farsi la sua vita. E poi io non pensavo alla campagna. C’è un posto in cui secondo me potrebbe vivere tranquillo, senza dare fastidio a nessuno.”

“E quale?”

È notte fonda quando i ragazzi escono dal palazzo trascinando un grosso sacco nero.
“Presto!” esclama Lara. “Presto, prima che soffochi.”

Il tombino non è lontano. Per aprirlo basta fare leva col piede di porco. Lorenzo avvicina il sacco all’apertura.

“Non puoi buttarlo così!” strilla Lara. “Potrebbe farsi male. Vai giù e poi apri il sacco.”
Lorenzo impallidisce. “Nella fogna?”

“Sì. Non dici sempre che faresti qualunque cosa per aiutare un compagno in difficoltà?”

A malincuore, Lorenzo scende nella fogna. Apre il sacco sulla banchina che costeggia il canale di scolo.

Jerry esce allo scoperto annusando l’aria fetida della galleria. Si ferma un attimo a guardare il ragazzo, poi si incammina lungo la banchina.

Marco Vallarino