Un’intervista del 2003 alla compianta libraia e talent scout, scomparsa nel 2016
Tecla Dozio, per me, è stata soprattutto un’amica. L’ho conosciuta nel 1998 grazie a mio padre, che viveva a Milano e frequentava la sua libreria, quando era ancora in piazza San Nazario. Le disse di me e del racconto che ero riuscito a piazzare in finale a un importante concorso letterario dell’epoca, il Premio Courmayeur, organizzato da Keltia Editrice. All’epoca, mi piaceva leggere e scrivere fantascienza. Internet in Italia era agli albori e quindi i concorsi e le fanzine erano l’unico modo per (tentare di) essere letti.
Tecla, gentilissima, accettò di incontrarmi e di leggere (e correggere) le mie storie. Mi coinvolse in varie iniziative. Quando pubblicai la mia prima raccolta di racconti, Ombre, ne diede una copia a Pinketts affinché la presentasse, con Cappi, alle sue serate letterarie al Boulevard Café. Mi fece conoscere tanti altri bravi scrittori: Carlo Lucarelli, Carlo Oliva, Barbara Garlaschelli, Luca Crovi, Piero Colaprico, Sandrone Dazieri, Marcello Fois, Massimo Carlotto.
Per un certo periodo frequentai così assiduamente la sua libreria da arrivare a chiamarla zia Tecla. Lei tollerava le mie intemperanze perché in fondo la divertivano. Una volta la convinsi perfino a venire a presentare un libro a Imperia: Il ministero della minestrina vegetale di Lucio Nocentini. Mi diede molti consigli per scrivere di più e meglio. E accettò si farsi intervistare da me per Il Secolo XIX, quando avevo appena iniziato a collaborare per il quotidiano genovese.
La Sherlockiana, meglio nota come la Libreria del Giallo, che Tecla aveva rilevato nel 1992 scongiurandone la chiusura e trasformato in una realtà di fama internazionale, cessò l’attività nel 2009. Nella zona della nuova sede di via Peschiera, vicino a corso Sempione, non c’era abbastanza giro perché la libreria potesse stare aperta.
Tecla si è così ritirata in campagna, continuando la sua attività di editor, critica letteraria e talent scout, grazie alla quale ci ha fatto leggere libri meravigliosi. Purtroppo però, pochi anni dopo, si è ammalata e nel febbraio del 2016 ci ha prematuramente lasciato, ad appena 65 anni.
Oggi, 25 marzo, in quello che sarebbe stato il suo compleanno (che tante volte abbiamo festeggiato in libreria), la voglio ricordare con questa vecchia (ma ancora attualissima) intervista. Auguri, Tecla, ovunque tu sia.
Tecla Dozio: son tutti bravi i giallisti d’Italia
Il Secolo XIX, 31 gennaio 2003
Editor e consulente di autori e case editrici, eccezionale talent scout, organizzatrice di incontri, conferenze, dibattiti e presentazioni in Italia e all’estero, Tecla Dozio è soprattutto la titolare della Sherlockiana, la Libreria del Giallo di Milano, tempio della narrativa di genere italiana e straniera, dove è possibile trovare anche i volumi più rari. Punto di ritrovo di autori, editori e vari addetti ai lavori, come anche di semplici appassionati, la Sherlockiana, al numero 1 di via Peschiera, presenta ogni sabato a mezzogiorno, un libro nuovo, con relativo autore.
Tecla, sei considerata una delle principali artefici del successo del giallo italiano. Puoi raccontarci come hai iniziato a occuparti di giallo in maniera professionale?
“Per caso. O forse per destino? Sono sempre stata una forte lettrice e, senza esserne consapevole, soprattutto di gialli, noir e fantascienza. Nel 1990, mi è stato offerto di lavorare alla Libreria del Giallo, non ci ho pensato un momento ed eccomi qua. Nel 1992, quando i proprietari della libreria hanno deciso di cederla, ho venduto la mia casa e ne ho rilevato il 90% delle quote, per evitare che si trasformasse in chissà cosa.”
Quali sono i tuoi autori preferiti e perché?
“Non è una domanda alla quale io possa rispondere facilmente. A moltissimi autori, sia italiani che stranieri, sono legata da forte amicizia e non me la sento di fare classifiche. Posso dire che quando ho letto L’estate torbida di Carlo Lucarelli – che non conoscevo – ho subito iniziato Carta bianca e, quando ho finito Almost blue, l’ho chiamato (nel frattempo eravamo diventati amici) per ringraziarlo di averlo scritto. Marcello Fois è, a mio parere, uno dei piú grandi scrittori italiani e i tre romanzi con Sebastiano Satta sono noir dove letteratura, poesia, storia e impegno socioculturale si fondono in un’armonia straordinaria. Pinketts ha il senso della frase. Credo che lo Scerbanenco di Duca Lamberti e di Milano calibro 9 sia un grande maestro. Massimo Carlotto, con ogni suo romanzo, riesce a commuovermi, spaventarmi, irritarmi, affascinarmi e dell’Alligatore sono follemente innamorata. Ritengo, Nicoletta Vallorani, la più completa scrittrice in circolazione e il suo ultimo romanzo Eva una grande prova di maturità letteraria; Barbara Garlaschelli è una mia pupilla e lo è diventata con la cattiveria delle sue storie, la forza della sua scrittura e il suo humor. E poi Macchiavelli, Camilleri, Piazzese, De Cataldo, Rigosi, Baldini, Evangelisti, Dazieri, Condò, Faletti.”
E degli stranieri, chi ti piace?
“Burke, Crais, Connelly, Taibo, Padura Fuentes, Woolrich, Larsson, l’opera omnia. E ancora: Deaver, Fregni, Lansdale, George, Brookmyre, Child, Pagan, Mankell, Chavarria e tanti altri, è impossibile ricordarli tutti. Non dimentico Chandler, Hammett, Izzo e gli altri “maestri”, ma questo è un altro discorso. Gli ultimi romanzi che mi sono piaciuti tantissimo sono: Passo falso di Michel Rio, Dark Matter di Philip Kerr, Amabili resti di Alice Sebold, Il caso Maurizius di Jakob Wassermann.. Ma quello che mi ha veramente entusiasmato è stata la lettura (in dattiloscritto, uscirà a fine marzo) del saggio di Carlo Oliva Storia sociale del giallo.”
Il giallo è vera letteratura?
“Non esistono letterature di serie A o B, esistono bei romanzi e brutti romanzi. Posso aggiungere che, secondo me, nella letteratura di genere ci siano tantissimi bei romanzi.”
Marco Vallarino